Gran Bretagna, il trionfo di Cameron e il referendum per decidere se restare o meno nell’UE

vittoria cameronA dispetto di ogni sondaggio, i conservatori trionfano alle elezioni in Gran Bretagna e David Cameron, con la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni, sara’ in grado di formare da solo il governo. La clamorosa vittoria dei Tory ha provocato un terremoto politico, con le dimissioni a catena di tutti i leader sconfitti: il laburista Ed Miliband, il liberaldemocratico Nick Clegg e l’euroscettico Nigel Farage.   Dopo aver ricevuto l’incarico dalla Regina Elisabetta II, il premier ha parlato ai giornalisti davanti al n.10 di Downing Street e ha ribadito la promessa di indire entro il 2017 un referendum per decidere se restare o meno nell’Unione europea. E’ uno dei capisaldi di Cameron e si terrà quasi sicuramente nel 2017. A oggi, secondo i sondaggi di Gfk, BBC e YouGov, il versante dei favorevoli all’Ue possiede un vantaggio risicato, ma non bisogna sottovalutare che la maggior parte dei cittadini si è detta indecisa. I prossimi due anni, quindi, saranno caratterizzati dal tentativo di indirizzamento di chi non ha ancora una posizione chiara sul tema. “Il governo che ho guidato finora ha fatto un buon lavoro e gettato le basi per un futuro migliore: ora bisogna costruire sulle fondamenta”, ha sottolineato Cameron. “Con un governo di maggioranza saro’ in grado di mantenere tutte le promesse elettorali, a cominciare dalla devolution” per Scozia, Galles e Irlanda del Nord, ha assicurato il premier. Il Regno Unito e’ fatto di “diverse nazioni che hanno loro governi” e “diventeranno piu’ potenti con piu’ responsabilita’”, ha aggiunto. In Scozia, l’intenzione e’ di creare “un governo piu’ forte con potere di gestire il gettito fiscale”. Il premier sta gia’ procedendo alla formazione del nuovo governo con la conferma di molti nomi del precedente. George Osborne manterra’ il ruolo chiave di Cancelliere dello Scacchiere, ovvero ministro delle Finanze, e avra’ inoltre il titolo di First Secretary of State. Resta alla guida degli Esteri Philip Hammond, mentre Michael Fallon e’ confermato alla Difesa e Teresa May rimane al suo posto di ministro dell’Interno.   Per il partito laburista, che non e’ andato oltre i 232 deputati, e’ stata una schiacciante sconfitta: una doccia fredda per Ed Miliband che, forte dei sondaggi, credeva in un testa a testa con i Tory. Il leader laburista si preso tutta la responsabilita’ della sconfitta: “Sono veramente dispiaciuto, ho fatto del mio meglio per quasi cinque anni” alla guida dei laburisti, ha affermato Miliband, esortando a continuare la lotta per le proprie idee e principi. “Io non smettero’” di lottare per quello in cui credo”, ha aggiunto, “questo partito e’ risorto in passato e risorgera’ ancora”. A prenderne le redini sara’ la sua vice, Harriet Harman, fino a quando non saranno indette nuove primarie. La sconfitta del Labour e’ anche dovuta all’enorme successo dei separatisti scozzesi (lo Scottish National Party, Snp) che si sono accaparrati 56 seggi dei 58 disponibili nella tradizionale roccaforte dei laburisti. Un capitolo a parte va dedicato all’Ukip: il partito euroscettico di Farage ha ottenuto quasi 3,9 milioni di voti, diventando il terzo partito, ma a causa del sistema elettorale e’ riuscito a portare a Westminster solo un parlamentare. Neanche il suo leader, alleato del Movimento 5 Stelle a Bruxelles, e’ riuscito a essere eletto nel collegio di Thanet South dove ha preso 16.026 voti. Il leader dell’Ukip, dopo aver contestato il sistema elettorale chiedendo una “riforma radicale” verso il proporziona, ha mantenuto l’impegno di dimettersi in caso di mancata conquista del seggio. Ma Farage si e’ lasciato aperto una porta, spiegando che decidera’ a settembre se ripresentarsi di nuovo per la guida del partito. A traghettare Ukip verso la nuova leadership sara’ Suzanne Evans, nel partito anti-europeo da soli due anni. I liberaldemocratici sono di fatto decimati e portano solo 8 deputati in Parlamento, pagando un prezzo altissimo all’accordo di coalizione con i conservatori nell’ultimo quinquennio. Clegg, annunciando le sue dimissioni, ha ammesso che e’ stata la sconfitta peggiore della storia del partito.   Parlando dinanzi alla leadership del partito, con le lacrime agli occhi, ha detto che “hanno vinto la paura e il risentimento”, che “sono in crescita il nazionalismo e il ‘noi contro voi’, e che “in assenza di una forte leadership e’ a rischio la tenuta stessa del Regno Unito”. “E’ un’ora molto buia per il nostro partito, ma non possiamo e non permetteremo che i valori liberali evaporino con questa notte”.

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