A Reggio Emilia i rifugiati protestano perchè la pasta non è al dente. L’assessore Pd: “A calci nel culo”

A Reggio Emilia i rifugiati protestano perch%C3%A8 la pasta non %C3%A8 al dente.Una trentina di rifugiati e richiedenti asilo protesta in questura per la qualità del cibo in mensa. E un esponente della segreteria provinciale Pd scrive su Facebook: “L’unica risposta che avrei dato è un sonoro calcio nel culo”. Scoppia a Reggio Emilia quella che è stata presto ribattezzata la “protesta della pastasciutta”: il motivo principale della ribellione, come riporta la Gazzetta di Reggio, riguarda infatti i menù ripetitivi e la cottura di penne e spaghetti serviti ogni giorno dalla cooperativa Dimora d’Abramo, che tra vitto e alloggi percepisce per ogni migrante 33 euro al giorno.

Ma a far rumore è anche la reazione dell’esponente Dem. Nei giorni scorsi, la protesta per la pasta scotta è arrivata persino in questura, luogo che i migranti hanno occupato pacificamente per porre l’attenzione sul problema. Il questore Isabella Fusiello ha ascoltato le ragioni dei rifugiati e ha segnalato il caso alla Dimora d’Abramo. “Una protesta incomprensibile – dice alla Gazzetta Luigi Codeluppi, presidente della cooperativa – E’ la prima volta che qualcuno si lamenta dei pasti, che peraltro consumiamo anche noi quando siamo assieme ai rifugiati”. Ma la polemica non finisce qui. Giacomo Bertani Pecorari, assessore di Quattro Castella e membro della segreteria provinciale del Pd, definisce “indegna” la vicenda su Facebook scrive: “Solo l’aver pensato ad una rimostranza simile, quando da mesi viene loro garantito un dignitoso vitto e alloggio, significa sputare sulla nostra generosa ospitalità.

L’unica risposta che avrei dato ad una protesta del genere è un sonoro calcio nel culo, altro che delegati e dialogo”. Dopo le polemiche, il post è stato poi cambiato in un “sonoro no”. E c’è chi fa notare che persino il post di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, è meno “duro” di quello dell’esponente Pd.

 

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Non è la prima volta che la cooperativa Dimora d’Abramo fa discutere sulla gestione dei migranti. Nell’agosto del 2015 scoppiò una polemica sulla redistribuzione degli utili del bilancio: “Nessun business costruito sulla pelle dei migranti” fu la risposta dei vertici della cooperativa.

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