Arresti eccellenti in Vaticano per la fuga di documenti riservati della Santa Sede: finisce in carcere monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, spagnolo, ex segretario della Prefettura degli Affari economici e della Commissione di studio sulle attività economiche e amministrative (Cosea). Sotto accusa con lui, anche Francesca Immacolata Chaouqui, ex componente della stessa Commissione. Il promotore di giustizia Gian Piero Milano e l’aggiunto Roberto Zannotti, dopo l’interrogatorio eseguito sabato e domenica, hanno convalidato l’arresto per entrambi gli indagati, ma la Chaouqui è stata rimessa in libertà perché “non sono più state ravvisate esigenze cautelari, anche a motivo della sua collaborazione alle indagini”. La posizione di Vallejo Balda rimane al vaglio dell’ufficio del promotore di giustizia. Non è la prima volta che dal Vaticano “fuggono notizie”. Nel 2012 fu arrestato “il corvo” Paolo Gabriele, aiutante di camera della famiglia pontificia, accusato dalla Gendarmeria vaticana di essersi impossessato di documenti segretissimi di Benedetto XVI, che ha fatto poi arrivare a Gianluigi Nuzzi per la stesura del libro ‘Sua Santità’. Monsignor Vallejo Balda è detenuto nel Palazzo della Gendarmeria, nella stessa cella del “corvo” Gabriele, che venne condannato a un anno e sei mesi di reclusione. In questo caso, secondo l’indagine partita in maggio, le carte non sono state trafugate dalla scrivania papale ma dall’archivio della Cosea. Tra l’altro pochi giorni fa è stata confermata la notizia della violazione del computer del Revisore generale del Vaticano Libero Milone. Sarebbero stati trafugati testi sulle revisioni contabili, documenti sulla riorganizzazione in atto nei dicasteri. La vicenda si inserisce anche nel clima di conflitto per il controllo delle finanze che ha visto contrapposte la Segreteria per l’Economia guidata dal cardinale australiano George Pell (i cui poteri sono stati ridimensionati rispetto alle previsioni iniziali, perdendo di fatto quelli sulla gestione dei beni), e la Segreteria di Stato con a capo il cardinale Pietro Parolin, ‘primo ministro’ della Santa Sede. Bisognerà capire se e in quale misura gli arresti siano legati al trafugamento dei documenti. E anche in questo secondo “Vatileaks” torna il nome di Gianluigi Nuzzi, autore del libro “Via Crucis”, di prossima pubblicazione. “Quanto ai libri annunciati per i prossimi giorni – si legge nella nota del portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi in chiaro riferimento a due volumi “Via Crucis di Nuzzi e “Avarizia” di Emiliano Fittipaldi – va detto chiaramente che anche questa volta, come già in passato, sono frutto di un grave tradimento della fiducia accordata dal Papa e, per quanto riguarda gli autori, di una operazione per trarre vantaggio da un atto gravemente illecito di consegna di documentazione riservata, operazione i cui risvolti giuridici ed eventualmente penali sono oggetto di riflessione da parte dell’ufficio del promotore in vista di eventuali ulteriori provvedimenti, ricorrendo, se del caso, alla cooperazione internazionale. Pubblicazioni di questo genere non concorrono in alcun modo a stabilire chiarezza e verità, ma piuttosto a generare confusione e interpretazioni parziali e tendenziose. Bisogna assolutamente evitare l’equivoco di pensare che ciò sia un modo per aiutare la missione del Papa”. La Chaouqui, lobbista 32enne, è stata l’unica donna tra gli otto membri della commissione pontificia istituita nel 2013 da Papa Francesco per riordinare i conti della Santa Sede. A farla entrare nel board è stato lo stesso monsignor Balda, membro del ramo sacerdotale dell’Opus Dei. Nel suo profilo Twitter si definisce “Comunicatrice finanziaria in giacca e jeans, indaffarata a lasciar traccia e con le maniche rimboccate per costruire un mondo giusto”. La donna è difesa dall’avvocato Giulia Bongiorno, che ha commentato l’arresto e il rliascio: “E’ stato ritenuto apprezzabile” il contenuto delle dichiarazioni rese in queste ore da Francesca Chaouqui. “E’ già tornata a casa e nei prossimi giorni chiarirà la sua posizione. Sono stati anche depositati dei documenti”. Papa Francesco aveva chiamato monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, 54 anni, alla guida della Commissione nel luglio del 2013. Già a 8 anni entro in seminario a Logrono, dove completò gli studi ed entrò in contatto con l’Opus Dei, cui tuttora appartiene. Laureatosi in Teologia spirituale alla facoltà dell’università di Burgos, prese poi il dottorato in Teologia presso la Pontifica Università di Salamanca. A 26 anni viene ordinato sacerdote, il 1° agosto del 1987 nella diocesi di Astorga. Prima parroco, poi economo diocesano – il più giovane in tutta la Spagna a occupare questo ruolo – Vallejo Balda, segnalato dall’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, nel settembre del 2011 venne nominato da papa Benedetto XVI segretario nella prefettura per gli affari economici della Santa Sede, prima dell’ultimo incarico conferitogli sempre in Vaticano da Papa Francesco: segretario della Cosea, appunto. La divulgazione di notizie e documenti riservati in Vaticano è un reato previsto dall’art. 116 bis del codice penale in vigore in Vaticano, così come introdotto dall’art. 10 della legge vaticana IX del 13 luglio 2013. L’articolo 10 ha appunto aggiunto al libro II “Dei delitti in ispecie” l’articolo 116 bis che recita: “Chiunque si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni o con la multa da euro mille ad euro cinquemila. Se la condotta ha avuto ad oggetto notizie o documenti concernenti gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato, si applica la pena della reclusione da quattro a otto anni. Se il fatto di cui al comma precedente è commesso per colpa, si applica la pena della reclusione da sei mesi a due anni”. L’Opus Dei ha manifestato dolore e sorpresa per l’arresto di monsignor Vallejo Balda: “Manifestiamo sorpresa e dolore” fa sapere l’Ufficio Comunicazione della prelatura dell’Opus Dei in Roma. “L’Opus Dei non dispone di alcuna informazione sul caso. Se l’accusa si dimostrasse confermata, sarebbe particolarmente doloroso per il danno arrecato alla Chiesa”. Ma allostesso tempo prende le distanze: “Il sacerdote spagnolo non è un membro del proprio clero ma appartiene alla Società Sacerdotale della Santa Croce, associazione di presbiteri intrinsecamente unita all’Opus Dei, che non ha il diritto di intervenire nel ministero pastorale né nel lavoro che i suoi soci svolgono nelle loro diocesi o nella Santa Sede”. E puntualizza: “La missione dell’associazione è l’accompagnamento spirituale dei suoi membri”, dunque la Prelatura non ha avuto un ruolo sulla sua nomina a Roma e gli unici superiori di Vallejo Balda sono quelli della Santa Sede e il vescovo della diocesi dove è incardinato, che è quella di Astorga.