Studentesse musulmane di una scuola superiore di Varese escono dall’aula durante il minuto di silenzio per le vittime di Parigi

Studentesse musulmane di una scuola superiore di Varese escono dallaula durante il minuto di silenzio per le vittime di ParigiSono uscite dall’aula durante il minuto di silenzio per le vittime di Parigi. Il gesto di sei studentesse, per lo più marocchine di fede musulmana, di una scuola superiore di Varese finisce sul tavolo di carabinieri e poliziotti della Digos. Poi rimbalza sul web dove solleva una valanga di commenti che condannano pesantemente il gesto. Un gesto che la preside dell’istituto, invece, spiega e difende. Ma che il sindaco della città, il leghista Attilio Fontana, definisce “molto preoccupante che dei ragazzi si siano comportati in questo modo, schierandosi di fatto dalla parte dei terroristi”. Succede all’istituto Daverio-Casula. Alcune studentesse – alcune, ma non tutte, sono di fede musulmana – escono dall’aula quando i compagni e l’insegnante osservano il minuto di silenzio. L’episodio – che qualche anonimo segnala anche alla questura e al comitato per l’ordine e la sicurezza in prefettura – viene riportato dal quotidiano La Prealpina. E scoppiano le polemiche, tra le quali si registra, appunto, quella del primo cittadino. “Non dirigo una scuola di terroristi o di pericolosi estremisti – spiega la preside della scuola, Nicoletta Pizzato – Nella scelta dei ragazzi non c’era alcun intento polemico”. Poi aggiunge: “Non si è trattato solo di ragazze marocchine, ma di studenti di diverse nazionalità e di varie fedi religiose. Il loro gesto è nato da una richiesta di chiarimento rivolta ai docenti sui criteri con cui si decide per chi osservare il minuto di silenzio. Si sono domandati perché, per esempio, per le vittime dell’aereo russo non si sia fatto lo stesso”. E infine: “Era una vicenda interna alla classe, non so da chi sia partito l’esposto presentato a polizia locale, carabinieri e Digos”. Una posizione respinta di netto dal sindaco. “Quella della preside mi sembra una pseudo-giustificazione nata da una mente malata, un tentativo di arrampicarsi sui vetri. Mi sembra evidente che l’episodio dell’aereo e quello degli attentati di Parigi siano molto diversi. Dal mio punto di vista è molto preoccupante che dei ragazzi si siano comportati in questo modo, schierandosi di fatto dalla parte dei terroristi. Non credo che sia tutta farina del loro sacco e questo dovrebbe spingerci a interrogarci sulle loro famiglie e sul tipo di ambienti che frequentano. Il loro atteggiamento travalica ogni altra considerazione”.

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