Da stanotte guarderemo il cielo con occhi diversi. Perché lassù, a poco più di quattro anni luce da noi, si trova un pianeta molto simile al nostro. In termini astronomici quattro anni luce sono pochissimi, praticamente dietro l’angolo. Ed è proprio lì, intorno a Proxima Centauri, la stella più vicina a noi, che si trova un mondo roccioso poco più massiccio della nostra Terra. Le osservazioni mostrano poi che la sua temperatura superficiale potrebbe consentire la presenza di acqua allo stato liquido. Il nuovo pianeta, battezzato Proxima b, è stato scoperto da un team di astronomi nell’ambito della campagna osservativa Pale Red Dot condotta nei primi mesi di quest’anno. La scoperta, in pubblicazione su Nature, è stata annunciata oggi nel corso di una conferenza stampa a Garching presso Monaco di Baviera, nel quartier generale dell’Osservatorio Australe Europeo (ESO). L’annuncio conferma leindiscrezioni circolate nelle scorse settimane, mai confermate né smentite dall’ESO e che quindi avevano generato moltissima attesa fra gli astronomi e non solo. Si tratta di un passo molto importante nello studio dei pianeti extrasolari. Proxima b, è infatti l’esopianeta più vicino a noi, e vista la sua somiglianza alla Terra sarà fra i primi dove cercheremo tracce di vita extraterrestre. E magari, in un futuro non troppo lontano, diventerà la meta dei primi tentativi di viaggio interstellare. Un piccolo punto rosso. Proxima Centauri si trova nei pressi di Alfa Centauri, una stella gialla ben visibile ad occhio nudo nella costellazione australe del Centauro. Proxima è però una nana rossa molto debole e invisibile ad occhio nudo, e per poterla scorgere serve un buon binocolo oppure un piccolo telescopio. Ma data la sua vicinanza, Proxima è sempre stata una “sorvegliata speciale” dagli astronomi che cercano pianeti extrasolari. In particolare, a questa stella è stato dedicata una speciale campagna osservativa chiamato Pale Red Dot. Il nome del progetto, coordinato dall’astronomo Guillem Anglada-Escudé della Queen Mary University di Londra, fa riferimento a Pale Blue Dot (“piccolo punto azzurro”), un nome affettuoso con cui l’astronomo americano Carl Sagan aveva chiamato la nostra Terra. Vista dallo spazio, soprattutto dalle sonde più lontane, il nostro pianeta appare proprio come un piccolo puntino azzurro. Con Pale Red Dot, Anglada-Escudé e colleghi hanno osservato continuamente Proxima Centauri in modo da mettere in evidenza ogni piccola perturbazione del suo moto nello spazio. La presenza di uno o più pianeti infatti causa delle perturbazioni gravitazionali che alterano in modo periodico il moto della stella. Queste “oscillazioni” nel moto stellare provocano dei piccoli cambiamenti nella luce della stella a causa in seguito al celebre effetto Doppler. Utilizzando con il telescopio ESO da 3,6 metri all’Osservatorio di La Silla, in Cile, gli astronomi hanno evidenziato così le piccolissime “oscillazioni” nel moto di Proxima Centauri. Poiché le nane rosse come Proxima variano spesso di luminosità in un modo che potrebbe mimare la presenza di un pianeta, la stella è stata monitorata anche da altri telescopi, così da escludere dalle analisi periodi di intensa variabilità. Giorno dopo giorno, le oscillazioni della stella diventavano sempre più significative, come ricorda lo stesso Anglada-Escudé, “Continuavo a verificare la coerenza del segnale ogni singolo giorno durante le 60 notti di osservazione della campagna. I primi 10 erano molto promettenti, i primi 20 erano consistenti con le previsioni e arrivati a 30 giorni il risultato era quasi definitivo, così abbiamo iniziato a scrivere l’articolo!” Un mondo simile al nostro? Le osservazioni mostrano che il pianeta, la cui massa è 30% maggiore di quella della Terra, si trova a una distanza di circa 7 milioni di chilometri da Proxima. E’ quindi vicinissimo alla stella, molto più vicino di quanto non sia Mercurio rispetto al Sole, e impiega solo 11 giorni a compiere un’orbita completa. Ma siccome Proxima è molto più debole del Sole, la superficie del pianeta non è rovente come quella di Mercurio: secondo gli astronomi, la luce che arriva dalla stella sarebbe così fioca da consentire temperature superficiali decisamente più miti, tali persino da consentire la presenza di acqua allo stato liquido nelle regioni più calde. Le condizioni climatiche, studiate in altri due articoli, sarebbero quindi tali da collocare quindi il pianeta nella cosiddetta fascia di abitabilità. Date le condizioni di formazione del pianeta, e le peculiari condizioni di illuminazione del pianeta, sembra però che il clima sia ben diverso da quello terrestre, e che su Proxima b non ci siano delle vere e proprie stagioni. Ma basta quel che sappiamo su questo pianeta per attirare l’attenzione degli scienziati. Proxima b sarà sicuramente studiato in maggior dettaglio anche con gli strumenti futuri, come il super-telescopio E-ELT. E naturalmente potrebbe diventare la meta dei primi visionari tentativi di viaggio interstellare, come il progetto Star Shot. Scenari da fantascienza, ma che da oggi ci sembrano più vicini.