É in partenza per il Nord Est, presso un centro d’accoglienza che si è detto pronto a ospitarlo. «Me ne vado, meglio così. Avrò un letto, pranzo e cena. In cambio lavorerò nei campi, darò una mano. Basta incontri proibiti. Basta sesso a Villa Borghese». Il supertestimone dello scandalo dei carmelitani scalzi, il cui nome è nel dossier consegnato al cardinale vicario Agostino Vallini, cambia vita. Dopo l’intervista-choc al Corriere in cui ha raccontato i suoi rapporti con un alto prelato della Curia generalizia («Mi dava cento euro, lo picchiavo con una cinta»), non ha esitato un momento nell’accettare l’offerta di una comunità di Pordenone. «A Roma non posso più stare, sono successe cose troppo gravi». Lo incontro, per la seconda e ultima volta, nella parrocchia di Santa Teresa d’Avila. Il fotografo lo riprende di spalle, nell’istante in cui il pallone calciato da un ragazzino dell’oratorio colpisce l’incrocio dei pali. Una probabilità su un milione: più o meno quella che questo pasticciaccio curial-sessuale, di cui mezzo quartiere era a conoscenza da oltre dieci anni (e i cui risvolti erano stati comunicati persino al Papa, con una lettera inviata lo scorso 13 luglio), restasse segreto, coperto. Insabbiato. Uno scandalo che adesso, con le nuove dichiarazioni di Sergio M., 54 anni, da sempre habituée di parchi, saune e altri luoghi romani battuti da omosessuali, ha tutta l’aria di aggravarsi. Spuntano infatti un secondo carmelitano coinvolto nel giro e un dettaglio inedito: i rendez vous sarebbero stati ambientati anche dentro il convento di corso d’Italia. «Dai, iniziamo…» Chiede solo, con insistenza, di non essere ripreso in volto. Il ragazzino continua a tirare pallonate contro la porta vuota. Premo il tasto recdel telefonino. Sergio, una domanda precisa. Incontrava l’alto prelato solo a Villa Borghese, all’aperto, o anche in posti chiusi?«No, con padre S. ci sono stato pure qua, nella Curia generalizia. Arrivavo alle nove e mezza di sera all’ingresso principale e lui mi veniva a prendere nell’atrio. Poi mi faceva uscire dalla parte opposta». Rapporti a pagamento? «Certo, i soldi me li dava, l’ho già detto. In tutto 250-300 euro. Ma non voleva che si sapesse».Dove accadeva? «Ai piani superiori. Entri sul lato sinistro, poi giri a destra e prendi l’ascensore. Era una sala per ricevere le persone, non la sua stanza da letto».Lei sta partire. Contento che questa storia sia finita? «No, io voglio che si arrivi al dunque, fino in fondo. Se il cardinale vicario mi chiama per testimoniare, io prendo il treno e vengo a Roma, non c’è problema. Se poi Vallini mi vuole offrire qualcosa, fare un regalo, io accetto. Mi hanno detto che non rischio né galera né niente! Mica mi vergogno di andare davanti a un tribunale!».Off the record, pochi minuti fa, lei parlava di altri tre sacerdoti con cui ha avuto relazioni, più o meno lunghe. Un altro si trova in questo complesso religioso, esatto? «Sì, ma con padre G. fu un rapporto così, non tanto stretto. Mi ha baciato, mi ha toccato, ha fatto altro, ma non siamo mica stati a letto, eh…»Un’intimità limitata. «Incontravo anche lui a Villa Borghese. I soldi? Me l’ha sempre dati: 50, 60, pure 100 euro». Era generoso.«Già. Se lo vedevo in strada, mi fermava e dava qualcosa».E perché queste circostanze non le ha messe a verbale?«Non ho voluto io. Ma tanto lo sapevano in parrocchia che ce n’erano due. Anzi, tre…»Dica. «No, lasciamo stare».Il terzo amante in tonaca di cui ha già parlato sarebbe stato un monsignore. Abbassa lo sguardo. «Era polacco, ora è anziano. Sta in una basilica. Quando lo conobbi gli dicevo: guarda, monsignor J., io con te ci vengo, ma ho bisogno di 50-100 euro».Quando è accaduto? «Sarà stato il 2013, 2012… L’ho incontrato a Capocotta, alla spiaggia libera».E vi appartaste sulle dune.Annuisce. «Poi, a Roma… Non volevo dirlo, ma è la verità: mi ha baciato in bocca».Ce n’è anche un quarto? «Quello di Ladispoli. Una quindicina d’anni fa, quando si pagava ancora con la lira».Racconti: lui era… «Un uomosessuale».Va da sé. Intendevo la carica religiosa. «Ah, scusa. Era un parroco, ora sta sulla Cassia. Andavo a chiedergli aiuto, qualche soldo, ma la faccenda è seria. Con don A. abbiamo fatto di tutto».Nel senso? «Ho dormito a casa sua, vicino la chiesa. Vuoi sapere i dettagli?»No. Quant’è durata? Li dice, i dettagli. «Mi ha…»Basta così. Pagava bene?«Trecentomila lire».Grazie, Sergio. Addio. E adesso l’ultimo dei pasoliniani, il gigolò degli uomini in tonaca che non era ancora nato quando la Garzanti pubblicò «Ragazzi di vita», se ne va. Direzione nord. Cercando un suo personale Egitto.