Roma, stupro della quindicenne, il militare nega tutto, “sono un bravo ragazzo, e quella persona ha detto tante bugie: lei è stata consenziente”

stupro della quindicenne il militare nega tuttoNega tutto. O meglio. Non nega di aver avuto un rapporto sessuale con la quindicenne in quel parco. Ma dà una sua versione dei fatti: “il rapporto c’è stato ma era consenziente e lei mi ha mentito, perché mi aveva detto di avere 18 anni”. L’interrogatorio di garanzia di Giuseppe Franco, il militare della Marina di 31 anni arrestato per violenza sessuale aggravata è avvenuto in una cella della sezione riservata ai militari del carcere di Rebibbia, dove ha già trascorso rinchiuso due giorni. Ad ascoltare la sua versione il pubblico ministero Eugenio Albamonte  –  che ha richiesto la convalida dell’arresto per le innumerevoli prove della sua colpevolezza  –  e il giudice per le indagini preliminari Giacomo Ebner che si è riservato di studiare tutto e questa mattina depositerà l’ordinanza di convalida o meno dell’arresto. “Sono un bravo ragazzo, e quella persona ha detto tante bugie: lei è stata consenziente. Ci stava. Mi sono presentato come marinaio e le ho chiesto l’età. L’ho rimorchiata e lei mi ha fatto ben capire che non gli dispiaceva appartarsi con me. Per convincerla ad appartarci le ho detto di essere un bravo ragazzo e di essere un marinaio. Non le ho mai detto di essere un poliziotto. Lei mi ha detto di avere 18 anni e poi mi ha seguito. C’è stato un rapporto consenziente”. Prosegue incalzato dai magistrati che hanno un mucchio di prove che lo inchiodano. “Dopo il rapporto sono tornato indietro con lei. Le ho chiesto il numero di telefono (la ragazzina aveva detto agli agenti di questo particolare e di averle dato quello della mamma, ndr)”. Il pm a quel punto ha chiesto a Franco perché non le ha dato il suo numero di telefono e lui ha risposto di non averglielo dato perché era fidanzato. “Quando sono tornato con lei verso le altre ragazze ho visto una donna adulta che urlava ‘bastardo’ e ho avuto paura. Per questo sono scappato”. Una difesa che fa acqua da tutte le parti. Troppo dettagliati i racconti delle tre ragazzine sull’adescamento. Il tesserino da marinaio mostrato e il suo fingersi poliziotto. Il referto medico che inequivocabilmente parla di “lacerazioni” e “violenza sessuale”. Le minacce dopo lo stupro: “Adesso torniamo dalle tue amiche e se racconti a qualcuno cosa è successo uccido prima te e poi loro”. La maglietta dell’arrestato su cui lui si è pulito al termine del rapporto fatta sparire e i pantaloncini subito lavati per cancellare ogni prova. E poi quell’orrore raccontato dalla giovanissima vittima, una ragazzina acqua e sapone che dimostra ancora meno anni di quelli che ha. “Quando mi ha portato verso quel parco c’era una caserma dei carabinieri e mi sono tranquillizzata vedendola. Ma all’improvviso mi ha strattonata e con violenza mi ha scaraventato dentro quel parco”. Il resto è un racconto drammatico, dettagliato, con particolari scabrosi. Lei che non aveva mai avuto un rapporto sessuale che lo implora di lasciarla andare, lui che senza pietà la stupra minacciandola poi di ucciderla. Un’azione che, secondo gli inquirenti, è stata pianificata in ogni dettaglio, come se Giuseppe Franco, in Italia incensurato, avesse già seguito quel copione altre volte. Lucido, crudele, violento. Le indagini della squadra mobile proseguono a tamburo battente: nei suoi numerosi viaggi all’estero, imbarcato su navi della Marina Militare, potrebbe già essersi comportato così. E’ quello che gli uomini guidati da Luigi Silipo stanno cercando di scoprire, in attesa della convalida dell’arresto.

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