In arrivo la prima tranche di buste arancioni che, inviate dall’Inps, conterranno la simulazione di calcolo del probabile trattamento di pensione sulla base dei dati registrati sull’estratto conto e la proiezione dei contributi che mancano al raggiungimento dei requisiti previsti. In tutto saranno 7 milioni i lavoratori che, a partire da questo mese, la riceveranno. La busta è arancione dal colore del plico inviato ai cittadini svedesi già 20 anni fa. Mai diventata realtà nel nostro Paese, spiega 50&PiùEnasco, consente di acquisire maggiore consapevolezza della propria situazione previdenziale.
CHI LE RICEVERÀ:
– I lavoratori dipendenti del settore privato (compresi i domestici);
– Per i dipendenti pubblici l’Inps sta stipulando convenzioni con la pubblica amministrazione per l’invio insieme alla busta paga.
CALCOLI I calcoli contenuti nella busta, fa notare 50&PiùEnasco, non sono precisi in quanto le variabili di cui tener conto sono tante:
– La carriera lavorativa dell’interessato;
– La crescita del suo reddito;
– L’andamento del Prodotto interno lordo (Pil), cioè il tasso di crescita dell’economia nazionale, e dell’inflazione. Il servizio on line dell’Inps ‘La mia pensione’ ipotizza un aumento annuo del Pil dell’1,5% con la possibilità di scendere all’1%, ma non meno.
Il tasso di sostituzione rappresenta l’elaborazione del futuro assegno pensionistico. Con il termine si intende il rapporto tra l’ultimo stipendio/reddito e il primo importo della pensione. Secondo stime dell’Inps, fa notare il patronato 50&PiùEnasco, circa il 60% degli assicurati sta per ricevere sorprese negative, ovvero chi ha effettuato versamenti modesti o ha versato contributi a singhiozzo potrebbe avere un tasso di sostituzione anche inferiore al 50%.
“La busta arancione è una buona iniziativa perché dimostra la volontà dell’Inps di porsi in modo concreto e chiaro verso la situazione previdenziale degli assicurati – , afferma Gabriele Sampaolo, direttore generale del patronato 50&PiùEnasco -. Purtroppo però si tratta di una iniziativa non studiata fino in fondo: da una parte rischia di diffondere proiezioni poco attendibili e dall’altra non fornisce agli assicurati una strumentazione adeguata di consulenza sulla propria posizione”.