Operazione contro Al Qaeda in Sardegna, 18 arresti in tutta Italia, sventato possibile attentato in Vaticano

Al Qaeda, 18 arresti in tutta Italia, sventato possibile attentato in VaticanoIl giorno dopo l’annuncio di Obama che chiede scusa per la morte del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, ostaggio dei mujaddin ucciso da un drone Cia in Pakistan, la Polizia di Stato di Sassari, coordinata dalla Procura Distrettuale di Cagliari ha eseguito una vasta operazione contro un’organizzazione fondamentalista presente in Italia legata ad Al Qaeda. Le operazioni sono incentrate su Sassari, Cagliari, Bergamo, Macerata, Roma, Foggia e Frosinone. Diciotto le persone finite in manette tra Cagliari, Bergamo, Macerata, Roma, Foggia e Frosinone. Fra gli arrestati gli autori di autori di numerosi e sanguinari atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan compresa la strage del mercato di Peshawar, Meena Bazar, avvenuta nell’ottobre del 2009 in cui vennero uccise più di cento persone. Dall’indagine della Digos di Sassari sono emerse intercettazioni dalle quali risulta che due membri del gruppo hanno fatto parte della rete di fiancheggiatori che in Pakistan proteggevano lo sceicco Osama Bin Laden. Dalle conversazioni intercettate tra i componenti della cellula di Al Qaida che ha operato in Sardegna è emersa la presenza in Italia di un kamikaze e l’ ipotesi che si progettasse un attentato in Vaticano. Secondo quanto reso noto dal procuratore Mauro Mura, l’ipotesi di progetto di attentato in Vaticano risalirebbe al marzo del 2010, durante la permanenza in Italia del kamikaze. Secondo Digos e antiterrorismo il ruolo principale era svolto da un dirigente del movimento pietistico Tabligh Eddawa (Società della Propaganda), il quale, forte della sua autorità religiosa di Imam, e formatore coranico, operante tra Brescia e Bergamo, stimolava la raccolta di fondi, presso le comunità pakistano- afghane, radicate nel territorio italiano. Dall’indagine della Digos di Sassari, che ha permesso di sgominare il network fondamentalista, sono emerse intercettazioni dalle quali risulta che due membri dell’organizzazione hanno fatto parte della rete di fiancheggiatori che in Pakistan proteggevano lo sceicco Osama Bin Laden. In particolare, la polizia sta eseguendo 18 ordinanze di custodia cautelare nei confronti appunto di appartenenti ad un’organizzazione dedita ad attività criminali transazionali, che si ispirava ad Al Qaeda e alle altre formazioni di matrice radicale sposando la lotta armata contro l’Occidente e il progetto di insurrezione contro l’attuale governo in Pakistan. L’attività investigativa della Polizia di Stato ha permesso di riscontrare come l’organizzazione provvedeva ad alimentare la rete criminale destinando una parte del proprio impegno al fenomeno dell’introduzione illegale sul territorio nazionale di cittadini pakistani o afghani che in taluni casi venivano anche destinati verso alcuni paesi del nord Europa. Per eludere la normativa che disciplina l’ingresso o la permanenza sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari, gli indagati utilizzavano sistemi semplici e collaudati. In alcuni casi facevano ricorso a contratti di lavoro con imprenditori compiacenti in modo da poter ottenere i visti di ingresso. In altri casi percorrevano la via dell’asilo politico facendo passare gli interessati, attraverso documenti falsi e attestazioni fraudolente, per vittime di persecuzioni etniche o religiose. L’organizzazione forniva supporto logistico e finanziario ai clandestini, assicurando loro: patrocinio verso i competenti uffici immigrazione, istruzioni sulle dichiarazioni da rendere per ottenere l’asilo politico, apparecchi telefonici e sim, contatti personali. L’attività investigativa della Polizia di Stato ha permesso di riscontrare che l’organizzazione criminale aveva a disposizione armi in abbondanza e numerosi fedeli che erano disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, per poi rientrare in Italia. L’attività investigativa, ha riscontrato come il ruolo principale era svolto da un dirigente del movimento pietistico Tabligh Eddawa (Società della Propaganda) che raccoglieva fondi. I fondi venivano inviati in Pakistan mediante membri dell’organizzazione che aggiravano i sistemi di controllo sull’esportazione doganale di denaro. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Roma Fiumicino, omettendo di farne dichiarazione di possesso alle autorità doganali. Più di frequente però era utilizzato il sistema cosiddetto «hawala». Si tratta di un meccanismo di trasferimento valutario e occulto, basato sul legame fiduciario diffuso nelle comunità islamiche europee. Tale sistema consente di trasferire una somma di denaro all’estero consegnandola ad un terminale presente nello Stato estero, detto «hawaladar», che fornisce un codice identificativo segreto. I beneficiari della rimessa, tramite tale codice, possono prelevare la somma presso l’«hawaladar» della sede di destinazione.

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