Milan, Berlusconi prende tempo e frena sull’accordo con Mister Bee: potrei tenere il 51%

cessione milan«È tutto in discussione, è possibile che possa mantenere il 51% del club. Ho trovato in mister Bee una persona assolutamente serie che ha rispettato tutti gli quelli che erano gli adempimenti tecnici che sono prodromici alla stesura degli accordi e del contratto». Doveva essere la giornata decisiva per il passaggio del Milan nelle mani del broker tailandese Bee Taechaubol, ma così non è stato. L’incontro tra Silvio Berlusconi e il finanziere asiatico al Park Hyatt Hotel è avvenuto, ma il futuro del club rossonero non è stato ancora deciso nei dettagli. «Ci siamo dati appuntamento tra qualche tempo per poter definire ogni aspetto per quanto riguarda il futuro del Milan», ha dichiarato il patron rossonero all’uscita dall’hotel, segno che qualcosa non è andato a buon fine nella trattativa che sembtrava a un passo dalla conclusione, con l’entourage del broker già sicuro che Berlusconi avrebbe venduto la maggioranza delle quote. Invece, proprio qui si è arenata la discussione. La telenovela va avanti. Resta in piedi, comunque, e in pole position la cordata costituita da Taechaubol, a capo del gruppo finanziario Thai prime, capace di creare una “squadra” dalle formidabili capacità economiche che crede nel Milan e nel business plan predisposto da Mister Bee e dai suoi consulenti (in primis lo studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners) che include, tra le altre cose, una doppia quotazione del club, prima ad Hong Kong e poi a Milano, per raccogliere ulteriori capitali. Il primo pilastro della sua alleanza Mister Bee lo ha trovato non a Dubai, dove pure risiede lo sponsor principale del club rossonero Fly Emirates (che dovrebbe tornare in gioco invece sul versante stadio, dopo il primo via libera preliminare della Fondazione Fiera alla costruzione del nuovo impianto al Portello), ma ad Abu Dhabi. Si tratta della Ads Securities, una società di brockeraggio finanziario in forte espansione che ha sia clienti istituzionali come banche, hedge fund, gestori patrimoniali e istituzioni finanziarie divisi tra Europa, Medio Oriente e Asia, sia clienti privati. Fondatore e Chairmain di Ads è Mahmood Ebraheem Al Mahmood, che in passato ha guidato il team dedicato agli investimenti alternativi dell’Abu Dhabi Investment Authority dello sceicco Al Mansour, proprietario dal 2008 del Manchester City. Il secondo pilastro del gruppo di potenziali acquirenti del club milanista è China Citic Bank, banca commerciale a vocazione internazionale controllata dalla China International Trust and Investment Corporation (CITIC), con un patrimonio di oltre 475 miliardi di dollari. Entrambe le istituzioni fanno capo al Governo cinese. E qui la cosa si fa interessante, perché sarebbero stati esponenti di primo piano del Partito comunista cinese a spendersi per far decollare il progetto. Politici molto vicini al presidente cinese, nonché segretario generale del partito comunista, Xi Jinping, che il 16 marzo scorso aveva annunciato l’avvio di riforme per una rinascita del calcio definendole «come qualcosa di imprescindibile per fare della Cina una nazione di vertice nel panorama sportivo». Xi Jinping e la Cina ambiscono ad ospitare l’edizione dei Campionati Mondiali 2026 e possedere un asset come il Milan, uno dei brand calcistici più popolari e vincenti della storia del calcio, magari assorbirne il know how per rendere più competitivo il torneo interno e la Nazionale, sembrano degli ottimi motivi per supportare questo investimento “industriale”. Quella di Ads Securities è invece un’operazione finanziaria. La società di Abu Dhabi ha messo a disposizione una parte dei capitali necessari, e verrà ripagata con le somme che deriveranno dalla quotazione in Borsa. Quotazione che potrebbe permettere allo stesso Silvio Berlusconi di collocare proficuamente ulteriori quote del suo pacchetto di minoranza.

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