Lodi, entra in tribunale con un coltello e aggredisce la pm, il metal detector non funziona da mesi

entra con coltello e aggredisce pmL’incubo della strage al tribunale di Milano si è materializzato in un attimo, stamattina, nel palazzo di giustizia di Lodi. Una donna è entrata in Procura con l’intenzione di uccidere a coltellate il magistrato che si stava occupando del suo caso. Ha aggredito e mandato in ospedale, devastandole l’ufficio, il cancelliere che le aveva negato l’incontro con la pm. Bloccata e portata in una camera di sicurezza ha anche insultato pesantemente il procuratore Vincenzo Russo e la pm Sara Menegazzo che stavano cercando di calmarla. E quando il sostituto procuratore si è voltata per uscire dalla stanza, le è saltata addosso cercando di strangolarla con una mossa di karate alle spalle. Nella borsa aveva inoltre un lungo coltello da cucina, sfuggito ai controlli del metal detector (che non funziona da mesi). È stata lei stessa a dire ai carabinieri, più tardi, che era arrivata a Lodi con l’intenzione di uccidere il magistrato, colpevole a suo dire di aver snobbato una sua denuncia. Cronaca di ordinaria follia negli uffici giudiziari di Lodi: a mandare in tilt il già labile sistema di sicurezza del palazzo di giustizia è stata Rosa Maria Capasso, 38enne di Nola ma residente nel Lodigiano, a Codogno. Una precaria, che il 24 aprile scorso aveva presentato alla Procura di Lodi una denuncia a quanto pare per essere stata «scavalcata» nella ricerca di un lavoro sicuro. Denuncia che, secondo lei, andava avanti troppo lentamente. Così martedì mattina, appena giunta da Nola dove si trovava fino al giorno prima, la 38enne si è presentata già alle 7.30 a palazzo di giustizia, con un coltello a doppia punta nascosto nella borsa. I vigilantes all’ingresso l’hanno fatta passare sotto il metal detector che non ha rilevato nulla di irregolare, ma non le hanno fatto posare la borsa sullo scanner aeroportuale che è fuori uso dallo scorso dicembre. Alle 9 le è stato consentito di entrare negli uffici della Procura. Voleva incontrare Sara Menegazzo, il magistrato che si sta occupando del suo caso, in quel momento fuori ufficio. Quando la cancelliera Maria Pia Sciortino le ha risposto che senza appuntamento non avrebbe potuto parlare con la pm, la Capasso ha perso la testa, iniziando a urlare; poi ha aggredito la malcapitata dipendente della Procura graffiandola, prendendola a pugni e calci e sbattendola a terra. Sentendo le urla sono accorsi sia il marito della cancelliera, che lavora in tribunale come ufficiale giudiziario, sia i carabinieri e le guardie giurate. In quattro, cinque hanno bloccato la donna impazzita. Poi l’hanno chiusa in una camera di sicurezza cercando di calmarla, mentre Sciortino veniva portata in ospedale a Lodi, sotto choc e piena di lividi e contusioni. Avvertiti dell’accaduto, il procuratore e la pm, nel frattempo rientrata in ufficio, hanno cercato di far ragionare l’autrice dell’aggressione, ricevendo accuse, improperi e insulti. Quando la Menegazzo le ha voltato le spalle per uscire dalla stanza, è avvenuta la seconda aggressione. Rosa Maria Capasso si è alzata di scatto, le ha circondato il collo con un braccio, ha tentato ripetutamente di picchiarla. Bloccata dai carabinieri e perquisita, le è stato trovato il coltello nella borsa. Una lama con cui – ha detto poi – avrebbe voluto uccidere il magistrato stesso. La 38enne è stata arrestata e successivamente condotta in ospedale a Lodi, dove si trova tuttora, piantonata dai carabinieri. Il sostituto procuratore è ancora terrorizzata per l’accaduto: «Sono provata da quanto accaduto, soprattutto dal fatto che quella donna voleva uccidermi ed è arrivata senza problemi fino al mio ufficio. Solo per un caso non mi trovavo lì. Ne ha fatto le spese il mio cancelliere». Il procuratore Russo ha accusato pesantemente il livello di sicurezza inesistente nel palazzo di giustizia lodigiano. «Scanner fuori uso, guardie giurate che non possono perquisire, telecamere bruciate, utenti che girano tra gli uffici liberamente – ha affermato — : l’aggressione di oggi è la classica goccia, ma anche nei mesi scorsi si sono verificati episodi sconcertanti, con i dipendenti del palazzo di giustizia aggrediti verbalmente da utenti infuriati. Non si può lavorare in queste condizioni. Il Comune non effettua le manutenzioni perché, a detta del sindaco Simone Uggetti, il ministero di Grazia e Giustizia non paga da anni. Siamo forse l’unica Procura d’Italia con uffici al pianterreno, alla mercè di tutti». Secondo i calcoli di palazzo Broletto, tra affitto, manutenzioni e ammodernamenti, il Ministero ha un debito nei confronti del Comune di sei milioni di euro

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