Su Marte scorre acqua ed è salata: si sospettava da tempo, ma la prima conferma arriva dai dati raccolti dal satellite Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) della Nasa, in orbita attorno al pianeta rosso, e pubblicati sulla rivista Nature Geoscience. Non si tratta di mari o fiumi, né tantomeno dei canali ipotizzati alla fine dell’800 dall’astronomo Giovanni Schiaparelli. L’acqua su Marte scorre invece in minuscoli ruscelli di acqua salata che compaiono periodicamente, lasciando come unica traccia delle striature scure la cui origine era da tempo un mistero. Lo si è capito studiando per anni i cosiddetti “gullies”, piccoli canali o gole, che periodicamente, con l’andare delle stagioni marziane, cambiano colore, scurendosi e poi schiarendo. Tenuti d’occhio da tempo sono stati sospettati in questi ultimi anni di portare in superficie sali, acqua e anche piccoli detriti. Ora, grazie alle continue osservazioni con il satellite Mro, Mars Reconnaissance Orbiter di Nasa, protratte per mesi e mesi c’è la sicurezza e la pubblicazione ufficiale dei risultati sulla rivista Nature Geoscience, sicuramente di primissimo piano. Sappiamo già che l’acqua scorreva su Marte, molto tempo fa, e ci sono tante prove a favore della presenza di antichi laghi e forse mari, ma con questa ricerca possiamo iniziare a pensare che sotto la superficie, oltre al ghiaccio già ipotizzato in base a altre rilevazioni, ci possa essere acqua liquida, forse in abbondanza come su altri corpi del sistema solare, i grandi satelliti Europa e Encelado per esempio che hanno veri e proprio oceani sotto la superficie ghiacciata. Il fatto poi che l’acqua marziana sia salata potrebbe facilitare la sua liquefazione nei mesi della primavera locale, dato che la presenza di sale la fa fondere a temperatura inferiore e da qui colare per le piccole gole dei dirupi marziani, facendo cambiare loro colore. Meglio andare con i piedi di piombo, ma comunque è una scoperta molto significativa. «È la prima prova che dimostra l’esistenza di un ciclo dell’acqua sulla superficie di Marte», ha detto Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia spaziale italiana.
Cosa significa davvero che c’è l’acqua su Marte
Più che una scoperta, una conferma. L’astrofisico dell’Accademia dei Lincei Giovanni Bignami spiega in cosa consista l’annuncio della Nasa sull’esistenza di acqua sulla superficie di Marte.
Abbiamo veramente scoperto l’acqua su Marte?
«In verità no, è stata osservata la sicura presenza di sali idrati, tracce di colate che ci dicono che deve essere scorsa dell’acqua liquida nella quale erano presenti sali. È importane sottolineare come l’acqua possa risalire solo al passato perchè su Marte, con un’atmosfera così sottile e a quelle temperature, non può esistere acqua liquida. Al massimo può esistere per pochi minuti dato che evapora poco dopo. Comunque l’osservazione fatta si tratta di un’eccellente conferma di quanto già trovato in passato. Non so se definirla una grande scoperta».
Allora qual è la novità dello studio pubblicato se sapevamo già della presenza di acqua su Marte?
«Noi sapevamo già dell’esistenza di una quantità consistente di acqua in profondità grazie a dei radar speciali che hanno rilevato diversi strati di ghiaccio. La novità sta nel fatto che non avevamo mai osservato così bene dei sali idrati sulla superficie. È stata fatta un’analisi dettagliata dei sali che sono una sorta di firma della presenza di acqua salata. In passato avevamo solo un’evidenza delle colate di questi sali, ora abbiamo una misura dettagliata».
In che modo abbiamo ottenuto quest’analisi più dettagliata?
«Grazie al satellite americano Mars Reconnaissance Orbiter che gira intorno a Marte ormai da molti anni. A bordo sono presenti degli strumenti che rendono possibile l’analisi della superficie di Marte e così sono riusciti a rilevare la presenza di sali idrati. Certo che uno studio su campioni prelevati dalla superficie marziana sarebbe molto più interessante».
Da dove proviene quest’acqua salata?
«Probabilmente proviene da un ghiacciaio sotterraneo che quando si scioglie fa fuoriuscire acqua sulla superficie. Essendo salata potrebbe rimanere liquida più a lungo e quindi scorrere sulla superficie stessa. Però gli stessi autori dello studio dicono di non aver capito l’origine dell’acqua salata. Il meccanismo più logico rimane comunque lo scioglimento di ghiaccio in acqua».
C’è vita su Marte?
«Di sicuro l’osservazione di acqua salata ne aumenta la possibilità. Prendendo come esempio il deserto Atacama in Cile, simile a Marte per aridità, lì si trovano comunità di colonie di microbi alofili. Una forma analoga di vita elementare potrebbe esistere anche su Marte».
Ora una missione umana su Marte diventa più probabile?
«No, dal mio punto di vista non cambia nulla. Se l’obiettivo è quello di trovare nuove risorse d’acqua è meglio andarle a cercare nei crateri delle comete, dove è presente ghiaccio non salato e quindi utilizzabile».