Siamo rimasti diverse ore seduti sulla spiaggia, io e la mia compagna, in silenzio. Non vedevo altro che una distesa infinita di acqua, il mare, immenso, profondo, affascinante, calmo che ti culla, impetuoso che ti travolge, magico tanto da farti sognare.“Sta per piovere”, pensavo. Non sapevo quando né perché, ma qualcuno doveva avermi detto che quando i gabbiani volano basso sta per scoppiare una tempesta. Non mi importava, decidemmo di non tornare in albergo e rimanemmo li. Sono convinto che chi non è nato qui, chi non ci ha passato gran parte della propria vita, non può comprendere ed amare fino in fondo questo posto, non può capire il piacere che deriva dalla monotonia, dal sedere sempre sullo stesso fazzoletto di spiaggia, dal guardare sempre lo stesso mare, ascoltando sempre il suo lieve “su e giù d’onda”. Mille altre volte in passato mi ero ritrovato a fare la stessa cosa, con un altra persona, ma stasera era tutto diverso: eravamo io e lei nel profondo, e non bastavano le onde, né gli ultimi raggi del sole prima del sopraggiungere della notte, né lo stridente verso dei gabbiani a dividere i nostri sguardi. Improvvisamente iniziò a piovere. Ma non ce ne andammo. Lasciammo che la pioggia, il mare e i nostri occhi si confondessero.
Ho percorso tantissimi km per visitare questa terra meravigliosa, e ne è valsa la pena, un emozione cosi non l’avevo mai provata. E non è tutto merito del luogo, si può stare anche in paradiso, ma se sei in compagnia della persona sbagliata non provi niente. Torno a casa, ma lascio un pezzo di cuore su quella spiaggia.