Una potente esplosione ha sconvolto la città di Bangkok, capitale della Thailandia. La deflagrazione è avvenuta all’ora di punta nei pressi di un piccolo tempio Erawan dove in molti fedeli si recano a pregare ogni giorno. Ora all’incrocio dove è avvenuta la deflagrazione c’è un enorme cratere. Non è un vero tempio, piuttosto un altare, quello di Erawan. Un pezzo di tradizione incastonato nel mezzo di un incrocio tra i più trafficati di Bangkok, con la statua di Phra Phrom che scintilla d’oro tra i marmi di un centro commerciale, uno dei più frequentati di questa zona che è il cuore della capitale thailandese. Ci passano tutti, locali e turisti, ed è proprio contro i turisti che era diretta la furia degli attentatori. Al momento in cui scriviamo i morti accertati sono 27 di cui 4 stranieri, e un’ottantina di feriti, diversi dei quali in modo grave. “E’ stata una bomba contenente 5 chili di TNT, nascosta sotto una panchina appena fuori dal perimetro del tempio” ha spiegato il ministro, sottolineando che gli autori dell’attentato “hanno preso di mira stranieri, per danneggiare il turismo e l’economia” thailandese. La bomba esplosa nel centro di Bangkok era stata piazzata sotto una panchina, di fronte al santuario Erawan, in una zona affollata di turisti. La settimana scorsa all’altare di Erawan c’erano danzatrici in costume che per pochi Baht si esibivano di fronte a turisti e fedeli per raccogliere offerte, e intorno venditori improvvisati di collane di fiori profumati, incenso e candele da offrire al dio. Le preghiere erano scritte anche in inglese, perché nessuno si sentisse escluso, curiosi, passanti, non credenti. Così la bomba ha in più una valenza simbolica: una targa accanto alla statua spiegava infatti che Phra Phrom è Brahma, il dio da cui discendono tutti gli uomini: e per questo l’attentato colpisce un luogo di convivenza e commistione tra culture, razze, visioni del mondo. Oltre la dimensione religiosa, l’incrocio di Ratchaprasong dove sorge l’altare rappresenta anche geograficamente il centro di Bangkok: vi convivono fianco a fianco hotel a cinque stelle come Grand Hyatt, InterContinental e Renaissance, linee ferroviarie, bancarelle che vendono abiti a prezzi stracciati, tablet e smartphone contraffatti, cibi dai mille odori e sapori. Qualche isolato più il là comincia il Lumphini Park, uno dei pochi spazi verdi della capitale. Se fosse successo a Londra, l’altare di Erawan sarebbe a Piccadilly Circus, un posto dove si incrociano persone di ogni nazionalità. E turisti, appunto: molti sono gli italiani, in questi giorni in Thailandia, non solo nelle isole ma anche nella capitale; al momento la Farnesina non ha diffuso notizie circa il coinvolgimento di connazionali. Pare che ci siano dei cinesi tra le vittime: la Thailandia è infatti una delle mete preferite della nuova borghesia della Repubblica Popolare.