Le biciclette come i motorini: targa, bollo e libretto. Un’eventualità che fa paura agli amanti delle due ruote che hanno letto la proposta di legge del senatore Pd, Marco Filippi, presentata il 25 novembre scorso in commissione Lavori pubblici. Nell’emendamento per modificare il Codice della Strada non si nominano mai, ma per i ciclisti il riferimento è evidente: il senatore livornese parla di una “definizione, nella classificazione dei veicoli, senza oneri a carico dello Stato e attraverso un’idonea tariffa per i proprietari delle biciclette e dei veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato, di merci e di persone, individuando criteri e modalità d’identificazione delle biciclette stesse nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale”. Secondo molte associazioni di ciclisti per idonea tariffa s’intende una sorta di tassa simile a quella automobilistica mentre per modalità d’identificazione s’intende una targa. Tanto che per il portale Bikeitalia.it se approvata la legge “creerebbe una serie di complicazioni burocratiche per la normale circolazione delle bici mettendo i bastoni tra le ruote alla mobilità nuova, agli spostamenti non inquinanti e allo sviluppo della ciclabilità in ambito urbano”. E così a cinque giorni dall’emendamento la protesta dei ciclisti si è scatenata con una petizione su Change.org, ma soprattutto su Twitter, con l’hastag #labicinonsitocca diventato top trend. Il senatore Pd ha dichiarato che il suo obiettivo è la lotta contro l’abusivismo e per la disciplina del settore commerciale: “basta bengalesi che portano pizza e pacchi – ha scritto su Twitter – o i cinesi che trasportano turisti”. Ma secondo questo criterio – replicano i ciclisti – dovrebbe essere fermata ogni persona che pedala con due sacchi della spesa.