Lavoro, monito di Napolitano: “Sarebbe grave se non si arrivasse ad accordo”

”Penso che sarebbe grave la mancanza di un accordo cui le parti sociali diano solidalmente il loro contributo”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parlando alla vigilia dell’incontro di domani a palazzo Chigi sulla riforma del lavoro. Napolitano ha scambiato alcune battute con i giornalisti dopo aver partecipato, presso la Sala della Lupa, a Montecitorio, alla commemorazione di Marco Biagi. ”Io mi aspetto – ha affermato il capo dello Stato parlando della trattativa – che anche le parti sociali mostrino di intendere che è il momento, come abbiamo detto facendo il bilancio dei 150 anni dell’unità nazionale, di far prevalere l’interesse generale su qualsiasi interesse e calcolo particolare. Lo richiedono le difficoltà del paese, lo richiedono i problemi che sono dinanzi al mondo del lavoro e delle giovani generazioni”. In serata, il capo dello Stato ha ricevuto al Quirinale il presidente del Consiglio Mario Monti e il ministro del Lavoro Elsa Fornero.

 Il ministro Fornero si è poi recato al dicastero per l’incontro con i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. I sindacati hanno cercato fino a sera l’intesa sull’articolo 18 da contrapporre alla proposta del governo. Il vertice della mattina non è riuscito a sancire una linea comune. La proposta Cisl sui licenziamenti disciplinari da presentare all’esecutivo nell’incontro di domani non ha trovato il verde né della Cgil né della Uil.

 “Non c’è nessun documento condiviso” aveva detto la leader della Cgil, Susanna Camusso, prima di riunire la segreteria di corso Italia.

 A confermare come i sindacati non abbiano ancora una posizione unitaria era stato anche Giorgio Santini, segretario generale aggiunto Cisl, ai microfoni di SkyTg24. E’ “ancora aperta ma va risolta” la discussione tra Cgil, Cisl e Uil sui licenziamenti disciplinari e quelli per motivi economici, aveva detto Santini, ribadendo l’ipotesi di mediazione su cui la confederazione di via Po, con scarsi successi, ha tentato di coagulare il consenso di Cgil e Uil. “Noi guardiamo ad un modello tedesco per cui sarebbe il giudice a decidere se reintegrare il lavoratore o indennizzarlo ma prevedendo anche la specificazione delle causali nei contratti sancendo ad esempio il diritto al reintegro nei casi più gravi di licenziamento disciplinare mentre per altri si potrebbe ottenere un indennizzo più alto” aveva spiegato. “Noi comunque faremo di tutto perché si trovi il consenso”, ha aggiunto.

 Mentre il segretario Maurizio Landini ha avanzato al comitato centrale della Fiom la proposta di proclamare ”per domani almeno due ore di sciopero per dire che non siamo disposti ad accettare modifiche all’articolo 18”. E il comitato ha proclamato a partire da domani almeno 2 ore di sciopero da effettuarsi in tutti i luoghi di lavoro, con modalità decise dalle Rsu e dalle strutture territoriali, ritenendo “necessario che qualsiasi ipotesi di accordo dovesse essere raggiunta, sia approvata e sia sottoposta al voto referendario, vincolante, di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori coinvolti”.

 ”Credo con molta sincerità che una riforma raggiunta con il consenso delle parti sociali abbia un valore aggiunto che la stessa riforma senza quel consenso non avrebbe” aveva detto il ministro Fornero, in un suo intervento in videocollegamento a un convegno sulle pensioni organizzato nella sede del Sole 24 ore a Milano, sulla riforma del mercato del lavoro.

 ”Il mio impegno – aveva aggiunto – è massimo perché si raggiunga un’intesa con le parti sociali”. Il ministro ha spiegato di capire ”che da parte del sindacato ci sia un attaccamento simbolico a regole e garanzie che fanno parte della sua storia. Ma le cose cambiano e nessuno vuole togliere in senso punitivo. Chiediamo un passo avanti per il Paese e i giovani”.

 Il ministro aveva anche annunciato che il governo presenterà entro il prossimo 30 giugno un decreto legge per affrontare il problema dei lavoratori esodati. ”Capisco l’ansia da parte delle molte persone che hanno accettato di uscire dal lavoro, ma quelle procedure erano soluzioni troppo facili che scaricavano tutto sulla comunità” ha affermato. Quindi, ”chiedo di pazientare fino al 30 giugno per l’emanazione del decreto. Ci sarà un decreto per affrontare il problema”.

 Poi, a chi le chiedeva se il governo andrà avanti comunque sulla riforma dell’articolo 18 anche se al momento non c’è condivisione tra i sindacati su una proposta unitaria, Fornero aveva risposto: “A lavorare sì, andiamo avanti a lavorare”, auspicando ”una posizione condivisa dei sindacati”.

 Sul tema del lavoro oggi è intervenuto anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, a Montecitorio, alla commemorazione di Marco Biagi, nel decimo anniversario della morte. Bisogna ”uscire dalla logica della tutela del posto di lavoro per entrare in quella della tutela del lavoratore” sono state le parole di Fini, secondo il quale ”la politica, in tema relazioni industriali e di riforma del mercato del lavoro, non può solo limitarsi” a recepire le posizioni delle parti sociali, ma deve ”individuare le soluzioni adatte ai nostri tempi”.

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