Al Brennero l’Austria ha iniziato oggi i lavori per la costruzione di una barriera per limitare, in caso di necessità, l’accesso di migranti provenienti dall’Italia. La struttura – ha detto il capo della polizia tirolese Helmut Tomac – avrà una lunghezza di 250 metri e comprenderà l’autostrada, come anche la strada statale. L’iniziativa austriaca unisce parte di maggioranza e opposizione: Pd e Fi, infatti, sono critici e preoccupati. Ma la Lega condivide la linea dell’Austria.
A poche ore dall’annuncio austriaco dei lavori della barriera sul Brennero, Papa Francesco chiede di “rimuovere i muri”, non solo quelli in senso “figurato” ma anche quelli della “triste realtà”. Esplicito il riferimento alla chiusura del confine tra Grecia e Macedonia, e il dramma che stanno vivendo undicimila migranti a Indomeni. E alla barriera nel cuore dell’Europa, sul valico del Brennero. “Il grande ostacolo da rimuovere” per “considerare i nostri simili come fratelli e sorelle” e così “poter superare guerre e conflittualità”, spiega il Pontefice, è quello “eretto dal muro dell’indifferenza: la cronaca dei tempi recenti ci dimostra che se parlo di muro non è solo per usare un linguaggio figurato, ma perché si tratta della triste realtà”, sottolinea.
Al valico italo-austriaco del Brennero sono già stati smontati i guardrail e in una prima fase di lavori sarà anche modificata la segnaletica stradale. I controlli del traffico leggero e pesante saranno effettuati in un parcheggio a nord del confine. Nei prossimi giorni sarà anche allestito un centro di registrazione. I controlli – ha detto Tomac – potrebbero partire a fine maggio, ma sarà il ministero degli interni a Vienna a stabilire l’effettivo avvio.
“I provvedimenti al Brennero non prevedono un muro oppure filo spinato”. Lo precisa il presidente austriaco Heinz Fischer ribadendo il concetto del “management di confine” per avere il minor impatto possibile sul transito di persone e merci. “Servono – aggiunge Fischer – più controlli per chi vuole entrare in Europa”. Il tetto dei 35mila profughi, che l’Austria intende accogliere quest’anno, “non sarà un taglio netto di spada, ma un valore indicativo” per evitare altre 80mila richieste d’asilo come nel 2015, spiega Fischer.
L’annuncio austriaco dell’avvio della costruzione di una barriera ai confini del Brennero “è un’altra grave ferita a Schengen, alla Ue, alla solidarietà europea. È un’altra risposta sbagliata al drammatico problema dei richiedenti asilo e dei rifugiati, una decisione che contraddice il messaggio forte che tra pochi giorni il Papa darà dall’isola di Lesbo”. Lo sottolinea monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei.
Dura la posizione del governo italiano. Domenico Manzione, sottosegretario all’Interno: “Con la chiusura del Brennero, danni consistenti”. La decisione di ripristinare i controlli al Brennero, ha sottolineato Manzione, “avrebbe implicazioni economiche tutt’altro che trascurabili. Sarebbe una perdita secca consistente, per questo abbiamo insistito che l’area restasse aperta”. “Ma l’Austria – ha aggiunto – ha elezioni politiche importanti alle porte”. Un eventuale decisone di chiusura, ha proseguito il sottosegretario, “avrebbe anche ricadute dal punto di vista umano, potrebbe implicare situazioni come quelle che vediamo purtroppo in Grecia”.
Ravetto, (Fi): “L’Europa si è fermata al Brennero”. Ferma la posizione di Laura Ravetto, Fi, presidente del Comitato Schengen della Camera: “Se l’Austria inizierà martedì i lavori per la costruzione di un muro lungo il nostro confine, dovremo dire che l’Europa si è fermata al Brennero”. “L’Italia e l’Europa – aggiunge Ravetto – hanno ancora un giorno di tempo per chiedere all’Austria di fare un passo indietro verso una scelta che segnerebbe la sospensione, se non il funerale, del Trattato di Schengen”. “Mi aspetto”, conclude Ravetto, “una presa di posizione netta su un’iniziativa che rischia di avere un impatto devastante sull’economia italiana e sull’idea stessa di Europa”.
Fiano, Pd: “Pessimo segno”. “L’inizio dei lavori per la barriera antiprofughi al confine austriaco – dice il deputato dem Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del partito – è un pessimo segno per l’Europa, l’ennesimo. La costruzione dell’Europa non può essere una sommatoria di egoismi, la difesa dei propri interessi nazionale a prescindere dall’interesse generale dell’Europa e dei valori umani che l’hanno costruità. L’Italia lasciata sola non porta verso la soluzione di nessun problema dell’immigrazione, ma solo ad un aumento di questo”.
“La decisione austriaca è contraria allo spirito europeo – commenta il deputato Lorenzo Dellai, presidente del gruppo Democrazia solidale-Centro Democratico – e contrasta con i principi base del lungo e difficile percorso che ha portato al superamento dell’idea del confine del Brennero come barriera e divisione”. “La regione europea del Tirolo Storico – aggiunge – che mette in connessione i territori di Trento, Bolzano e Innsbruck in una logica veramente europea, ne esce indebolita se non smentita”.
“Anch’io – commenta Massimiliano Fedriga, capogruppo del Carroccio a Montecitorio – non mi fiderei del governo italiano visto come Renzi e Alfano stanno gestendo l’immigrazione. Fanno entrare chiunque sul territorio nazionale senza controlli seri. Basti pensare che chi arriva sia via terra che via mare nel 2016 sono persone provenienti quasi totalmente da Paesi dove non c’è guerra (dati commissione inchiesta Camera), quindi immigrati clandestini che il governo fa arrivare e circolare liberamente su territorio nazionale”.
Salvini: “Austria fa bene”. “Altro che il buonista Mattarella – dice il leader del Carroccio, Matteo Salvini – fa bene l’Austria che evidentemente ha politici che difendono gli interessi dei loro cittadini”.
Puppato, Pd: “Così l’Europa muore”. “Se si permetterà che al confine tra due Paesi storici dell’Ue come Austria e Italia si costruisca una barriera anti-migranti – sottolinea Laura Puppato, senatrice dem – l’Europa cambierà volto non solo per oggi, ma per sempre. Il precedente e’ infatti troppo gravido di incognite per non mettere in discussione l’essenza stessa di una comunità così come pensata e voluta nel dopoguerra dai Padri fondatori. Nel momento in cui tutti dovremmo stare uniti, dividerci denota una fatale debolezza politica.