Flavio Briatore dona mezzo milione di euro ai terremotati. Alla faccia di Mark Zuckerberg

Alla faccia di Mark Zuckerberg, e dei 500 mila euro che ha donato (in pubblicità) su Facebook. La stessa cifra per gli abitanti del centro Italia in gravissima difficoltà dopo il disastroso sisma del 24 agosto la mette a disposizione Flavio Briatore. Ma in tutt’altro modo. «I soldi non sono solo miei, ci sono anche altri, fra loro i Marzocco, costruttori molto noti a Montecarlo», spiega Briatore a Il giornale. «Voglio dare una mano a questa gente che in pochi secondi, in piena notte, si è trovata senza più niente. Le immagini del disastro mi hanno sconvolto come credo abbiano toccato tutti: io ho un figlio di sei anni, Nathan Falco, e mi sono immedesimato in quelle famiglie. Bambini morti, bambini feriti, bambini che non hanno più i genitori. No, non si può rimanere indifferenti». Ecco l’idea di Briatore e soci: «Noi vogliamo finanziare un progetto qualificato. Cinquecentomila euro sono una cifra con cui si può ragionare su una struttura di pubblica utilità: un asilo, magari in legno, o una scuola. Noi ci affidiamo alla Protezione civile che ha uomini straordinari e poi ci sono i sindaci che conoscono il territorio palmo a palmo e sanno individuare le priorità. Saranno loro a segnalarci le esigenze più impellenti, noi sceglieremo e seguiremo i lavori, perché vogliamo che il nostro intervento vada a buon fine e non si sprechi nemmeno un centesimo. Renzi, a cui ho spiegato la mia idea, è entusiasta». Quando Mark Zuckerberg ha annunciato che avrebbe messo a disposizione della Croce Rossa italiana 500 mila euro di spazi pubblicitari su Facebook (per reclamizzare le campagne ad esempio della raccolta sangue) la Croce Rossa è stata entusiasta. Ma Briatore (e altri) un po’ meno… «Io non polemizzo con nessuno, ci mancherebbe», dice l’imprenditore al quotidiano. «Dico solo che un signore con un patrimonio di quelle dimensioni potrebbe impiegare i suoi soldi per attività concrete: pensi solo alle coperte, ai prefabbricati, alle casette in legno. C’è un mondo che è venuto giù e va ricostruito, francamente la pubblicità non mi pare possa scaldare gli abitanti di Amatrice o di Accumoli. Ma che se ne fanno i terremotati degli annunci su Facebook?».

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