Fisco, Renzi contro la Ue: “Il taglio delle tasse sulla casa lo decidiamo noi, non Bruxelles”

Il taglio delle tasse sulla casa lo decidiamo noi nonIl premier tira dritto sulla rivoluzione fiscale annunciata e fa la voce grossa con l’Europa. «Il 16 dicembre» gli italiani pagheranno la «seconda rata della Tasi, quello è il funerale tasse sulla casa», afferma di primo mattino a Rtl 102.5. E sui dubbi avanzati ieri da fonti anonime della Commissione europea attacca: «Decidiamo noi, non Bruxelles». Non va per il sottile, il premier: «Ci siamo fatti il mazzo a trovare le coperture, ora si immagina se dobbiamo discuterne con qualcuno con Bruxelles. Quando c’è da parlare di immigrazione sono tutti in ferie, quando si parla di tasse si svegliano tutti? Questo modo di procedere con le dichiarazioni affidate a una fonte di Bruxelles, almeno mettessero nome e cognome. Un’Europa che si gira davanti ai barconi pensa di spiegarci cosa fare con le tasse? Spero che sia stato il caldo. È fondamentale che si dia bella svegliata e faccia la sua parte». Anche perché sul tema dei migranti «si gioca la faccia». Renzi insiste, sempre più duro: «Abbiamo avuto un paio di discussioni accese al Consiglio europeo, ho anche alzato la voce perché due Paesi nuovi dicevano che l’Italia sugli immigrati fa polemica e ci mette la pistola alla testa. Io ho ricordato che se non ci fosse stata l’Italia e se non ci fosse l’Italia quell’ideale sarebbe morto, quindi prima di parlare del nostro Paese si sciacquassero la bocca». Sulla situazione interna il presidente del Consiglio ribadisce quanto affermato ieri, dopo i dati Istat sul Pil e sull’occupazione: «L’abbiamo sempre detto: se fai le riforme i risultati arrivano. Il dato interessante non è tanto il numero, ma sono i piccoli segnali che dicono che l’Italia è ripartita». Oggi dunque «non dobbiamo fermarci», perché è il momento di «correre, correre, correre». E dalle parole del premier traspare la stanchezza per le critiche: «Non siamo il governo dei sindacati o della Confindustria, siamo un governo di persone normali che stanno cercando di lavorare per il bene comune. Ma non capisco perché nel giorno in cui ci sarebbero da festeggiare i 235.000 posti di lavoro in più, ci perdiamo nelle polemiche. Che vogliamo fare, ci prendiamo le critiche e le utilizzeremo per fare meglio. La verità è che agli italiani delle polemiche del sindacalista o del confindustriale non gliene frega nulla, ma proprio nulla». L’appuntamento cruciale è la manovra, al centro ieri sera di un vertice con il ministro Padoan. Renzi annuncia ulteriori interventi sulla pubblica amministrazione, dopo la delega approvata prima della pausa estiva: «Dobbiamo fare ancora un po’ di pulizia nella realtà della Pa, voglio vedere rotolare ancora qualche poltrona nella legge di stabilità: su questo sono più rottamatore che mai». «Metteremo un limite – spiega – al numero di aziende partecipate per provincia, metteremo un limite ai revisori contabili, manderemo a casa un po’ di strutture: mi domando a cosa serve un’agenzia dei giovani, un ente per il microcredito. Faremo molta pulizia su alcune realtà municipalizzate che servono soprattutto a mantenere il posto all’ex politico di turno e poi semplificheremo molto la spesa pubblica. Noi abbiamo tutte le direzioni dello Stato, ciascuna con autonomia per l’acquisto di computer e spese informatiche: centralizzeremo con un risparmio di alcune centinaia di milioni». Confermate novità in arrivo per il Meridione. «Da qui al 31 dicembre – promette Renzi – faremo 15 accordi al Sud con varie regioni. Chiediamo in cambio che le regioni interessate si assumano degli impegni precisi sulla tempistica della realizzazione di opere con un processo di trasparenza totale. La vera sfida per noi è smettere di piangere». La strategia è invece quella di «coniugare la qualità della vita con una dimensione di capitale umano che permetta al Mezzogiorno di tornare a crescere». Quanto al rebus riforme, con l’esame del ddl costituzionale che riprenderà l’8 settembre in Senato e i numeri che ballano, Renzi sostiene di aspettarsi una «discussione tranquilla» e chiude la porta a Forza Italia, che si è detta disposta a tornare al tavolo se si introducono premi alla coalizione anziché alla lista nella legge elettorale: «No, hanno l’idea insopportabile della politica come un Monopoli. La legge elettorale l’abbiamo fatta con Forza Italia, l’hanno votata anche loro». Il mancato sostegno degli azzurri, aggiunge, «non è una novità: in un anno e mezzo Berlusconi non ha mai aiutato il Governo». In un tweet, più tardi, ostenta di nuovo sicurezza: «La riforma della Costituzione porta ad avere meno politici e più politica. E meno poteri alle regioni. Io dico che passerà».

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