Caro Babbo Natale sono un pò incazzato con te

caro Babbo NataleCaro Babbo Natale da quando sono piccino scrivo puntualmente le mie letterine ma ho il sospetto che non ti arrivino per colpa delle Poste Italiane quindi stavolta ti scrivo dal mio blog.

Caro Babbo Natale,
come tutti gli anni ti ho lasciato un pò di dolci, quelli buoni, sul tavolo. Se ti dovesse venire un pò di sete ti ho messo lì vicino anche un po’ di latte. Se vuoi ci puoi intingere i dolci, tanto a me non piacciono e sono intollerante ai latticini quindi il latte puoi berlo tutto tranquillamente.

Caro Babbo Natale,
sono un pò incazzato con te. E’ da un bel po’ che ce l’ho con te. Da quando ho iniziato a chiederti la stessa cosa.

Caro Babbo Natale,
sono molto, molto, molto incazzato con te. Non riesco proprio a capire perché tu ti ostini a non esaudire il mio unico desiderio. Ora che sono diventato grande ho capito tante cose che prima non riuscivo nemmeno ad immaginare, ma tu sei Babbo Natale, tu mi conosci da sempre, e allora perché ti ostini a non esaudire il mio unico desiderio?

Caro Babbo Natale,
tu mi devi spiegare  perché, ogni notte di Natale,  ti presenti qui, leggi la mia lettera aggrotti le tue grosse sopracciglia bianche e scuoti la testa. E perché poi lasci cadere la mia lettera, ti rimetti il sacco in spalla da cui non hai tirato fuori niente e inizi a risalire il camino?

Caro Babbo Natale nel mondo ci sono tanti bambini e tante famiglie che forse sono più bisognose di me, e forse tu preferisci esaudire i loro desideri piuttosto che i miei, lo so che non hai molto tempo, chissà quante richieste riceverai ma porca miseria Babbo Natale almeno per una volta impegnati anche per far felice questo eterno bambino che ancora crede che tu possa trasformare i sogni in realtà. Anche quest’anno andrò in cucina e verserò un pò di latte in un bicchiere di vetro, metto un po’ di biscotti in un piattino e li porto in salotto.
E ti aspetto.

Caro Babbo Natale,
forse avrai notato che in casa mia non c’è più l’albero di Natale. Non lo faccio più, ma non è colpa tua, stai tranquillo, il problema è che il Natale negli ultimi tempi è diventato l’apoteosi dell’ipocrisia, un finto benessere che mi fa girare le palle non poco. Sembra tutto scontato, tutto calcolato, tutto programmato; l’albero, il presepe, parenti che magari per tutto l’anno non ti se filano mai e poi con il sorriso più falso del mondo ti fanno gli auguri. La gente che fa la gara per accaparrarsi torroni panettoni e quant’altro, carrelli pieni come se da un momento all’altro dovesse scoppiare una guerra mondiale. Ti ricordi caro Babbo Natale? Ti ricordi quando ero bambino? Prima non era così il Natale, prima era una festa sentita davvero con il cuore.. oggi purtroppo non è così.. e io non lo sento più quel calore che c’era una volta, ecco perché non faccio più l’albero, spero che non sia questa la ragione per la quale tu non voglia esaudire il mio desiderio.

Non c’è l’albero. Non c’è il presepe. Ma lo sai no, ci sono sempre io, raggomitolato sul divano che ti aspetto pieno di speranza.

Caro Babbo Natale,
perché ogni volta guardi la mia letterina e la lasci cadere? Perché i tuoi occhi stanchi si inumidiscono e fissano il vuoto della stanza?

Babbo Natale tu hai proprio tutto nel tuo sacco di tela e regali tutto quello che i bambini buoni ti chiedono. Vuoi forse farmi capire che io sono un bambino cattivo? E’ vero non sono più un bambino ma dentro sono sempre quello che hai conosciuto tanti ma tanti anni fa, con le sue piccole grandi speranze, e tanti ma tanti sogni. Io non sono cattivo, sono solo triste.

Caro Babbo Natale,
te lo chiedo ancora.

Forse per l’ultima volta.

Come unico regalo io ti chiedo di dare all’Italia una politica fatta di persone oneste, che lavorino per il bene del paese, per il bene comune e non per interessi personali, ti chiedo di dare finalmente a questo paese una vera democrazia fondata sulla meritocrazia, di far sì che tutti ma proprio tutti abbiano un lavoro  che gli permetta di vivere dignitosamente. Se poi ti riesce cerca di eliminare dal vocabolario italiano la parola precariato, perché è la parola più brutta che ci sia. Te la faccio breve caro Babbo Natale, sperando che stavolta tu mi ascolti, ti chiedo di dare alle nuove generazioni di questa nostra Italia un futuro da conquistare, non da subire.

Emidio

Buon Natale

 

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