Riforma del Lavoro al rush finale, i tre nodi sul tavolo

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Il premier Mario Monti auspica un’intesa a breve, ma la riforma sarà presentata entro la fine della settimana, con o senza accordo. Da risolvere i temi su ammortizzatori, articolo 18 e contratti. Fornero: “Non sarà riforma punitiva”

Inizia la settimana decisiva per la riforma del mercato del Lavoro. Sono passate settimane dal primo incontro tra il governo, sindacati e rappresentanti delle imprese, ma le parti restano distanti da un accordo sui temi principali che riguardano il riordino degli ammortizzatori sociali, la riforma dell’articolo 18 e dei contratti. Ciononostante entro questa settimana si arriverà a un testo, con o senza accordo, come confermato più volte dal ministro del Lavoro e Pari opportunità, Elsa Fornero. La stessa Fornero – in occasione di una video conferenza a un convegno de Il Sole 24 Ore – ha escluso riforme “punitive” nei confronti dei sindacati che si oppongono ad alcuni capisaldi. “Posso capire che ci siano da parte di sindacati attaccamenti simbolici a regole e garanzie che fanno parte della loro storia – ha dichiarato– ma il mondo cambia e nessuno le vuole cambiare in senso punitivo”. Ma le speranze di giungere a un accordo non sono svanite. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha auspicato che si possa trovare un’intesa già domani, martedì 20 marzo; proprio in occasione di questo vertice i sindacati Cgil, Cisl e Uil lavorano per una posizione unitaria sulla riforma dell’articolo 18 da presentare in alternativa a quella proposta dal governo. Alle stesso tempo Fornero ha chiesto ai sindacati “di fare un passo in avanti nell’interesse dei giovani e del Paese”; un passo che, secondo il ministro “è difficile che possa essere rifiutato”. In dettaglio i tre temi su cui governo e Parti sociali stanno cercando di raggiungere un accordo:

ART.18 – Il governo vorrebbe limitare l’obbligo del rientro nel posto di lavoro solo per i licenziamenti discriminatori prevedendo per quelli senza giusta causa o giustificato motivo l’indennizzo economico. La mediazione a cui il Governo sta lavorando è di lasciare per i licenziamenti disciplinari (giusta causa) la scelta al giudice tra reintegro e risarcimento economico mentre per i motivi economici resterebbe solo l’indennizzo. Su questo c’è il no di Cgil e Uil.
AMMORTIZZATORI – Il governo punta a un sussidio di disoccupazione universale che sostituisca l’attuale indennità di disoccupazione ma anche la mobilità. Il nuovo sistema renderebbe più omogenee le tutele ma ha scatenato la rivolta delle piccole imprese e in particolare degli artigiani che si troverebbero a pagare contributi più alti. Potrebbero accettare la parificazione del contributo (all’1,3%) se venisse loro riconosciuta una riduzione dell’aliquota Inail, cassa nella quale commercianti e artigiani risultano largamente in attivo.
CONTRATTI. Il sistema proposto dal governo prevede per i contratti a tempo determinato un contributo aggiuntivo dell’1,4% mentre per i contratti a progetto dovrebbe arrivare un aumento dei contributi previdenziali (27,72%), avvicinandoli all’ aliquota dei lavoratori dipendenti (33%). Dovrebbe essere valorizzato il contratto di apprendistato. Sulla flessibilità in entrata c’è preoccupazione da parte delle imprese perché si prevedono più costi e maggiore burocrazia, motivo per cui la Confindustria ha chiesto di “rivedere la proposta”.

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