Introduzione
La leggenda di Re Artù e Merlino, pilastro della “Materia di Bretagna”, è una delle narrazioni più influenti della cultura occidentale, intrecciando storia post-romana britannica, miti celtici, simbolismo cristiano e invenzioni medievali. Questo articolo adotta un approccio accademico, analizzando criticamente le possibili basi storiche e l’evoluzione mitologica di queste figure, evitando generalizzazioni e separando rigorosamente fatti storici da elaborazioni leggendarie. L’analisi si fonda su fonti primarie come l’Historia Brittonum, gli Annales Cambriae e l’Historia Regum Britanniae di Geoffrey di Monmouth, integrate da studi archeologici e accademici moderni. Senza ricorrere a sensazionalismo, esploriamo le origini di Artù e Merlino, il loro ruolo nelle narrazioni medievali e il loro significato culturale, con riferimenti precisi e link alle fonti per garantire trasparenza e affidabilità.
Il dibattito sulla storicità di Artù e Merlino riflette le sfide della storiografia altomedievale: la scarsità di documenti contemporanei e la tendenza a mitizzare figure per scopi politici o identitari. Come evidenziato da Leslie Alcock, le prove archeologiche e testuali del V-VI secolo sono frammentarie, richiedendo un’analisi contestualizzata che consideri la Britannia post-romana come un crogiolo di resistenza celtica e invasioni sassoni. Procederemo esaminando prima Artù, poi Merlino, e infine la loro interconnessione nel ciclo arturiano, con un focus su fonti verificate e un’analisi critica che rispetti la complessità del tema.
Le Origini di Re Artù: Tra Storia e Mito
La questione della storicità di Re Artù è tra le più dibattute nella storiografia britannica, con fonti che oscillano tra cronache semi-storiche e narrazioni mitizzate. Le prime menzioni di Artù appaiono secoli dopo il presunto periodo in cui visse (V-VI secolo d.C.), complicando la distinzione tra realtà e leggenda.
Fonti Primarie e Loro Limiti
La fonte più antica rilevante è il De Excidio Britanniae di Gildas, un trattato del VI secolo che descrive la Britannia post-romana come travagliata da invasioni sassoni. Gildas menziona Ambrosius Aurelianus, un leader romano-britannico che guidò una resistenza contro i Sassoni, vincendo la battaglia del Monte Badon (circa 491-516 d.C.). Ambrosius è descritto come un nobile discendente di Romani, ma Gildas non cita Artù, suggerendo che quest’ultimo possa essere una rielaborazione successiva di Ambrosius o di un altro condottiero. La vaghezza cronologica e l’intento polemico dell’opera limitano la sua affidabilità storica.
L’Historia Brittonum, attribuita a Nennius (circa 800 d.C.), è il primo testo a nominare esplicitamente Artù. Compilata tra il 796 e l’830, l’opera descrive Artù come dux bellorum (comandante delle guerre), non come re, che guidò i Britanni in dodici battaglie contro i Sassoni, culminando nella vittoria al Monte Badon. Le battaglie elencate includono luoghi come il fiume Glein, Dubglas, Bassas, il bosco di Celidon e il castello di Guinnion, dove Artù portò l’immagine della Vergine Maria. Tuttavia, l’Historia mescola elementi storici e mitici, come la storia di Vortigern e i draghi, e la sua paternità è dibattuta, con alcuni studiosi che la considerano una compilazione di tradizioni orali.
Gli Annales Cambriae (IX-X secolo) rafforzano questa narrazione, menzionando la battaglia di Badon (516 d.C.), dove “Artù portò la croce di Nostro Signore Gesù Cristo”, e la battaglia di Camlann (537 d.C.), dove “Artù e Medraut caddero”. Questi annali, però, sono posteriori di secoli e riflettono tradizioni orali amplificate, riducendo la loro precisione storica. Entrambe le fonti mancano di dettagli biografici su Artù, rendendo difficile verificarne l’esistenza.
Candidati Storici per Artù
Gli studiosi propongono diverse figure storiche come possibili prototipi di Artù. Lucio Artorio Casto, un ufficiale romano del II secolo, è una possibilità. Come praefectus castrorum della VI Legione Victrix a York e poi dux legionum, Artorio guidò unità di cavalleria sarmata, note per simboli draconici e culti della spada, elementi che riecheggiano nella leggenda (es. Excalibur). Un’iscrizione nel Corpus Inscriptionum Latinarum conferma la sua presenza in Britannia, ma il divario cronologico (II vs. V-VI secolo) rende questa connessione speculativa.
Un altro candidato è Riotamo, un “Re dei Bretoni” citato da Giordane nel De origine actibusque Getarum (VI secolo). Attivo intorno al 470 d.C., Riotamo guidò campagne in Gallia, alleato con l’imperatore Antemio, e si ritirò ad Avallon dopo una sconfitta. Il suo nome (Rigotamos, “re supremo” in celtico) e il riferimento ad Avallon evocano il mito arturiano, ma non vi sono prove dirette che lo colleghino ad Artù. Lettere di Sidonio Apollinare (ca. 470) confermano la sua esistenza, ma i dettagli sono scarsi.
Evidenze Archeologiche
Le prove archeologiche collocano la resistenza britannica in un contesto storico plausibile. Cadbury Castle (Somerset), identificato da alcuni come Camelot, mostra fortificazioni rioccupate nel V-VI secolo, con una grande sala e ceramiche mediterranee che indicano commerci e potere locale. Scavi di Leslie Alcock negli anni ’60 confermano un insediamento post-romano significativo, compatibile con un leader come Artù, ma non specifico.
Tintagel Castle (Cornovaglia), associato alla nascita di Artù nella leggenda, era un centro commerciale alto medievale (V-VII secolo). Ritrovamenti di ceramiche, monete e la “Pietra di Artognou” (VI secolo), incisa con “Artognou, padre di un discendente di Coll”, suggeriscono un nome simile ad “Artù” (artos, “orso” in celtico). Tuttavia, “Artognou” non implica necessariamente un re, e il sito medievale fu costruito nel XIII secolo per capitalizzare la leggenda. Nessun ritrovamento conferma direttamente Artù.
Criticamente, come sostiene John Morris, Artù potrebbe essere un composito di vari leader, mitizzato per esigenze identitarie britanniche. Ferruccio Bertini sottolinea che le fonti primarie, posteriori e influenzate da agende politiche, non permettono di affermare l’esistenza di un singolo re Artù.
Merlino: Origini e Trasformazioni
Merlino, figura di mago e profeta, emerge come un personaggio complesso, con radici in tradizioni celtiche e romane, trasformato in icona leggendaria nel ciclo arturiano.
Radici Celtiche e Possibili Basi Storiche
Le origini di Merlino si collegano a due figure gallesi: Myrddin Wyllt, un bardo del VI secolo che, secondo la tradizione, impazzì dopo la battaglia di Arfderydd (573 d.C.) e acquisì poteri profetici nei boschi; e Myrddin Emrys, associato ad Ambrosius Aurelianus. Nell’Historia Brittonum, Nennius narra di un ragazzo chiamato Ambrosius che rivela a Vortigern il segreto di due draghi sotto una torre, simboleggianti Britanni e Sassoni. Questo Ambrosius potrebbe riflettere il leader storico citato da Gildas, ma non vi sono prove di poteri magici.
Il ruolo di Merlino come druido o bardo richiama figure celtiche di veggenti, con abilità di profezia e mutaforma. Il nome “Merlino” deriva da “Myrddin”, latinizzato da Geoffrey di Monmouth per evitare associazioni volgari. Una base storica potrebbe essere un consigliere o druido del V-VI secolo, ma la documentazione è assente.
Evoluzione Letteraria
Nell’Historia Regum Britanniae (1136), Geoffrey di Monmouth crea Merlino Ambrosio, figlio di un demone e una principessa, dotato di chiaroveggenza. Merlino aiuta Vortigern con la profezia dei draghi, trasporta Stonehenge dall’Irlanda e facilita la concezione di Artù trasformando Uther Pendragon. Le Prophetiae Merlini includono vaticini politici, forse satirici. L’opera, pur influente, mescola storia e finzione, e Stonehenge non ha legami storici con Merlino.
Robert de Boron, nel Merlin (ca. 1200), attribuisce a Merlino origini demoniache: concepito da un diavolo per essere l’Anticristo, ma battezzato, usa i suoi poteri per il bene. Introduce il mutaforma e il Graal, rendendo Merlino mentore di Artù. Nella Vulgata (XIII secolo), Merlino è imprigionato da Viviana, riflettendo temi di tradimento. Queste narrazioni amplificano il ruolo mitico di Merlino, distaccandolo da qualsiasi base storica.
Analisi Critica
Merlino incarna la transizione dal paganesimo al cristianesimo, con tratti ambigui: saggio ma inquietante. Come nota Ferruccio Bertini, Geoffrey potrebbe aver fuso due figure distinte (Myrddin Wyllt e Ambrosius), creando un personaggio composito. Interpretazioni moderne, come quelle di Mary Stewart, lo collocano in un contesto storico, ma mancano prove concrete. Merlino rappresenta l’archetipo del consigliere, con poteri che riflettono tensioni medievali tra magia e razionalità.
L’Interconnessione nel Ciclo Arturiano
Il ciclo arturiano unisce Artù e Merlino in una narrazione coerente, ma con radici mitiche più che storiche.
Sviluppo del Ciclo
Nei testi gallesi come il Mabinogion e Culhwch e Olwen (XII secolo), Artù è un capo celtico in contesti mitici, con Merlino assente. Geoffrey di Monmouth li collega, rendendo Merlino architetto del regno di Artù. Wace (Roman de Brut, 1155) e Chrétien de Troyes (Perceval, XII secolo) aggiungono Excalibur e il Graal, trasformando la storia in romance cavalleresca. La Vulgata (XIII secolo) completa il ciclo, con Merlino come profeta del Graal e Artù come re ideale.
Camelot, identificato con siti come Tintagel o Cadbury, è un’invenzione medievale. La Tavola Rotonda e il Graal, introdotti da autori cristiani, simboleggiano unità e santità, non fatti storici.
Analisi Critica
Il ciclo arturiano serve a legittimare l’identità britannica post-normanna, con Geoffrey che collega i Britanni a Troia. Come evidenzia Bertini, le fonti mescolano resistenza storica ai Sassoni con miti, riflettendo esigenze politiche. Prove archeologiche (es. Cadbury) confermano insediamenti post-romani, ma non Camelot o il Graal. Artù e Merlino incarnano archetipi: il re ideale e il mago-sciamano. La loro persistenza culturale deriva dal valore simbolico, non dalla storicità.
Conclusioni
Artù e Merlino potrebbero derivare da figure come Ambrosius o leader celtici, ma le loro leggende sono costruzioni medievali per scopi identitari e letterari. Fonti come Nennius e Geoffrey, pur preziose, richiedono un’analisi critica per separare storia da mito. Le evidenze archeologiche contestualizzano la resistenza britannica, ma non confermano individui specifici. Il mito arturiano rimane rilevante per i suoi temi universali, invitando ulteriori ricerche senza cadere in generalizzazioni.
Fonti
- Wikipedia: Storicità di re Artù
- Wikipedia: Mago Merlino
- Britannica: Nennius
- Wikipedia: Historia Regum Britanniae
- Wikipedia: Castello di Tintagel
- Academia.edu: Il mito arturiano
- Focus: Chi era davvero re Artù?
Potete ascoltare il podcast che parla di questo articolo QUI