È scomparso nella notte, vittima di un arresto cardiopolmonare: Eusebio se n’è andato così, all’età di 71 anni, lasciando un’immensa eredità al mondo del calcio. La “Pantera nera” (o “Perla nera”), così soprannominato per lo straordinario connubio di velocità, tecnica e potenza nel tiro, ha scritto pagine mitiche nella storia calcistica a cavallo tra gli anni ’60-’70, indossando la maglia del Benfica e della nazionale portoghese. Nato il 25 gennaio 1942 a Lourenço Marques, oggi Maputo, capitale del Mozambico (al tempo colonia portoghese), Eusebio da Silva Ferreira (questo il nome completo) comincia la carriera proprio nella squadra della sua città natale, fino a quando José Carlos Bauer, ex-centrocampista della nazionale brasiliana, nota questo ragazzino in grado di correre i 100 metri in 11 secondi. Bauer lo segnala al San Paolo, ma dopo aver ricevuto un rifiuto dalla formazione brasiliana, lo consiglia al suo ex-allenatore, Béla Guttmann, a quel tempo sulla panchina del Benfica. E Guttmann non se lo lascia scappare. Nonostante un serio contenzioso con lo Sporting Lisbona (ufficialmente la squadra madre” dello Sporting Clube de Lourenço Marques), Eusebio firma un contratto da professionista con il Benfica, ma riesce a debuttare solamente in occasione di un’amichevole nel maggio del 1961, contro l’Atletico Clube de Portugal. Il Benfica vince 4-2, e lui realizza una doppietta, preparando il mondo intero al suo arrivo. Al Benfica brucia le tappe e diventa presto titolare in pianta stabile: vince subito il campionato e coppa nazionale (primi successi di una lunghissima lista) ed esplode definitivamente nella finale della Coppa dei Campioni del 1962, quando realizza una doppietta nella finale vinta per 5-3 contro il Real Madrid. Eusebio è ufficialmente una stella. Col Benfica vince tutto: 11 titoli nazionali, 5 coppe nazionali e 1 Coppa dei Campioni (ma raggiunge la finale in 4 occasioni, soffrendo 3 sconfitte): in 614 partite realizza 638 gol. I riconoscimenti personali arrivano presto: nel 1965 vince il Pallone d’Oro (è il primo nella storia a riuscirci) e nel 1968 e 1973 riceve anche la Scarpa d’Oro. Un mito col Benfica, e un mito anche con la maglia della Nazionale: ai Mondiali del 1966 trascina la squadra al terzo posto finale (miglior risultato mai raggiunto) realizzando 9 reti, un bottino che gli permette di chiudere al primo posto nella classifica marcatori. Nel 1975 disputa la sua ultima partita con il Benfica: prosegue la carriera al Beira-Mar e all’Uniao de Tomar, nelle serie minori portoghesi, salvo poi trasferirsi negli Stati Uniti, dove veste le casacche dei Boston Minutemen, dei Toronto Metros e dei Las Vegas Quicksilvers nella defunta North American Soccer League (NASL). Nonostante i problemi cronici alle ginocchia che ormai lo rendono l’ombra di quello che era, Eusebio gioca un’altra stagione con i New Jersey Americans in una serie minore americana e chiude definitivamente la carriera all’età di 38 anni ai Buffalo Stallions nella Indoor Soccer League.
Lutto nel calcio, addio a Eusebio, la “pantera nera”
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