L’Italicum è realtà, ecco cosa prevede la nuova legge elettorale che entrerà in vigore dal luglio 2016

Con 334 voti a favore e 61 contrari Matteo Renzi e Maria Elena Boschi possono esultare: l’Italicum è legge. Una vittoria, quella della squadra del premier, ottenuta a suon di voti di fiducia e che traccia una linea netta tra chi è “col governo” e chi contro. A favore si sono dichiarati i gruppi Pd, Ap, Sc e Pi-Cd. L’opposizione ha scelto di abbandonare l’Aula e di non partecipare al voto mentre i deputati della minoranza del Pd in dissenso con la legge sono rimasti nell’Emiciclo e hanno votato no. Hanno partecipato al voto anche alcuni esponenti di Forza Italia come Saverio Romano e Francesco Paolo Sisto. Il voto segreto è stato chiesto da Fi, Lega e Fratelli d’Italia. L’Italicum passa ora al vaglio del Quirinale per la promulgazione da parte del Capo dello Stato che con la sua firma deve autorizzarne la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La nuova legge elettorale tuttavia entrerà in vigore dal primo luglio del 2016 come prevede la clausola di salvaguardia contenuta nel testo approvato oggi. Il nuovo sistema elettorale, infatti, si applica solo alla Camera ed è quindi legato all’approvazione della riforma costituzionale, attualmente all’esame di Palazzo Madama, che abolisce l’elezione diretta dei senatori. La nuova legge elettorale, come le due che l’hanno preceduta, è un sistema proporzionale con un premio di governabilità che assicura la maggioranza assoluta al partito o alla coalizione vincente.

La soglia per ottenere il premio di maggioranza è stata fissata al 40%.  Il partito che ottiene il 40% dei voti ottiene un premio di maggioranza raggiungendo in tutto 340 seggi su 617, cioè il 55 % dei seggi.

Lo sbarramento per ottenere seggi alla Camera è fissato al 3%.

Se nessuno supera la soglia del 40%, i primi due partiti o coalizioni si sfidano in un doppio turno (o ballottaggio) per l’assegnazione del premio di maggioranza.

In questo caso il premio consente di arrivare al 53% dei seggi (327 deputati).

Fra il primo e secondo turno non è possibile formare nuove coalizioni, a differenza di quanto prevede la legge elettorale per i sindaci.

L’Italicum prevede candidature multiple per i capilista che potranno essere inseriti nelle liste in più di un collegio fino a un massimo di dieci collegi.

Nell’accordo finale è previsto che solo i capilista siano bloccati (e sono i primi ad essere eletti).

Dal secondo eletto in poi intervengono le preferenze (ogni elettore ne potrà esprimere due): obbligatoriamente un uomo e una donna pena la nullità della seconda preferenza.

«Impegno mantenuto, promessa rispettata», scrive su twitter il premier Matteo Renzi. «L’Italia ha bisogno di chi non dice sempre no. Avanti, con umiltà e coraggio». Stamattina, nel suo intervento odierno alla Borsa di Milano, Renzi aveva ribadito i pregi dell’Italicum che «ha un grande elemento di chiarezza: per cinque anni sarà chiaro il governo, chi vince. Ci sarà un sistema nel quale il nostro Paese potrà finalmente essere punto di riferimento per stabilità politica». «Oggi diamo valore alla nostra coerenza, così da dare risposte agli impegni presi», ha detto il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, annunciando in Aula il sì del Pd all’Italicum. Esulta su twitter anche la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi: «Ci hanno detto “non ce la farete mai”. Si erano sbagliati, ce l’abbiamo fatta! Coraggio Italia, è #lavoltabuona». E a Montecitorio dice: «Missione compiuta. Il governo ha mantenuto l’impegno. Abbiamo promesso, abbiamo mantenuto». «Il dissenso è stato abbastanza ampio», ha rilevato invece Pier Luigi Bersani. «Ora cosa fatta capo ha… ma il dato politico sia sull’approvazione della legge sia sulle dimensioni del dissenso è non poco rilevante». Ed è rimasto coerente l’ex capogruppo dem Roberto Speranza, che a sua volta ha scritto su twitter: «Ho votato no all’Italicum. Che amarezza la Camera mezza vuota. Così la sfida del Pd al Paese è più debole. Non più forte. #occasionepersa». Minimizza il vicecapogruppo vicario Ettore Rosato: «I numeri sono quelli che ci aspettavamo» anche se «può darsi che qualcuno in più» rispetto ai 38 dissidenti del Pd che non hanno votato la fiducia «ci sia stato». Ciò che conta, per Rosato, è che «c’è stata un’ampia tenuta della maggioranza, che rappresenta il punto di rilancio dell’azione di governo». Quanto alla frattura nel Pd, Rosato è sicuro che «da domani continueremo a fare tutti assieme le cose che dobbiamo fare nell’interesse dell’Italia».

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