Tensione alta in Congo. Nella capitale Kinshasa stamattina sono avvenuti quasi simultaneamente attacchi armati alla tv di Stato, all’aeroporto internazionale e a un campo militare, in quello che sembrerebbe un tentato colpo di Stato. Spari anche a Lubumbashi, capitale della provincia congolese di Katanga. Fonti diplomatiche fanno sapere che la situazione sta tornando sotto controllo e la polizia locale ha ripreso il controllo dei punti nevralgici, compresa la torre della tv di Stato. Il governo congolese ha annunciato che 40 degli assalitori sono stati uccisi. Intanto c’è preoccupazione per le famiglie di italiani bloccate da giorni nel Paese con i bambini che hanno adottato. Questi genitori sono bloccati da quando il governo di Kinshasa ha deciso di sospendere le adozioni internazionali. La Farnesina è in contatto con loro e la ministra degli Esteri, Emma Bonino, sta seguendo personalmente la vicenda. Il premier Enrico Letta si è inoltre detto “vicino alle 24 famiglie italiane interessate”, auspicando che “la vicenda possa risolversi positivamente”. A spiegare la dinamica dell’accaduto è Pascal Amisi, vice capo dello staff del ministro della Comunicazione del Congo. La maggior parte dei residenti di Kinshasa ha realizzato quanto stava avvenendo stamattina, quando durante il talk show televisivo ‘Le Panier’ in onda su Radio Television Nationale Congolaise (RTNC), il presentatore è stato interrotto dall’irruzione di circa 30 uomini armati di machete e armi automatiche, che si sono identificati come devoti del profeta locale Mukungubila e hanno detto di avere un messaggio politico da condividere. Poco dopo è stato tagliato il segnale della televisione di Stato. Gideon Mukungubila è un leader cristiano evangelico attivo in Congo. Un dipendente dell’emittente di Stato che si trovava all’interno dell’edificio descrive scene di confusione e terrore. “C’erano circa 30 uomini armati che sono entrati nel quartier generale e hanno cominciato a sparare, noi ci siamo nascosti”, ha raccontato, aggiungendo che il gruppo gridava le seguenti parole: ‘Gideon Mukungubila è venuto per liberare il Congo dalla schiavitù che ci è stata imposta dal Ruanda’. Inoltre, sempre fra le 7 e le 8 ora locale di stamattina, uomini armati hanno attaccato anche l’aeroporto internazionale e il campo militare della capitale che ospita i principali leader dell’esercito. I voli internazionali che dovevano atterrare a Kinshasa sono stati costretti a fare inversione in aria e tornare indietro. Tra questi uno proveniente dal Sudafrica, a bordo del quale viaggiava anche un giornalista di Associated Press, Saleh Mwanamilongo. Raccontando via e-mail quanto è accaduto, il reporter ha spiegato: “Stamattina siamo partiti per Kinshasa e, dopo un’ora di volo, il pilota ha annunciato che l’aeroporto era sotto attacco”. Il pilota, racconta ancora il giornalista, ha detto precisamente: “Abbiamo appena appreso che ci sono spari all’aeroporto Ndjili e non possiamo atterrare, quindi torneremo a Johannesburg”. Il portavoce del governo congolese, Lambert Mende, ha fatto sapere che 40 assalitori sono stati uccisi. Mende ha precisato che, dei 40, 16 sono morti nella base militare, 16 negli scontri in aeroporto e otto alla tv di Stato. Inoltre altri sei aggressori sono stati catturati. “Questi sono terroristi, non si possono definire diversamente”, ha detto il portavoce.Vista la situazione l’unità di crisi della Farnesina ha invitato gli italiani in città a non lasciare gli alloggi, fanno sapere fonti diplomatiche, aggiungendo che il ministero degli Esteri è in contatto con le famiglie italiane bloccate in Congo con i bambini che hanno adottato. Inoltre la ministra Emma Bonino sta seguendo personalmente l’evolversi della situazione tramite l’unità di crisi e l’ambasciata italiana in Congo. Nel paese si trovano bloccate da giorni una ventina famiglie italiane, con i circa 30 bambini che hanno adottato. Le adozioni erano state approvate e quindi, in base alla legge congolese, gli italiani sono adesso a tutti gli effetti i genitori dei bimbi, ma lo scorso 19 dicembre il governo di Kinshasa ha annunciato la decisione di sospendere le adozioni internazionali e per questo alle coppie non è consentito di partire per l’Italia. Tutto ciò mentre molti dei visti dei genitori stanno per scadere. Lo scorso 20 dicembre il ministro dell’Interno del Congo, Richard Muyej Mangez, aveva precisato ad Associated Press che “il governo ha deciso di sospendere, e non di vietare, le adozioni internazionali dei bambini congolesi”. Motivo: il contenuto di un rapporto del 25 settembre stilato dal dipartimento del Paese per le migrazioni, in cui si riferiva di accuse secondo le quali alcuni bambini congolesi erano stati abbandonati dai genitori adottivi e “venduti a omosessuali”. Oggi il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha fatto sapere di essere “vicino alle 24 famiglie italiane interessate dal blocco delle adozioni internazionali in Congo”, aggiungendo che sta “lavorando da settimane, affinché la vicenda possa risolversi positivamente”. Letta ha aggiunto che, al fine di velocizzare il riesame delle adozioni, una missione di funzionari della Repubblica Democratica del Congo è attesa a Roma a breve per avviare le verifiche, “che richiederanno inevitabilmente qualche tempo”. Appello anche da parte dell’ambasciata degli Stati Uniti a Kinshasa, che ha diffuso un messaggio di emergenza invitando “tutti i cittadini Usa a restare al chiuso e a non uscire in giro per la città fino a successive comunicazioni”, confermando di essere al corrente di attacchi armati e combattimenti. Per le strade di Kinshasa, spiega ancora l’ambasciata, sono stati allestiti numerosi posti di blocco di polizia ed esercito. La Repubblica democratica del Congo è stata teatro di violenze soprattutto nella zona orientale, dove sono attivi diversi gruppi ribelli. Con una popolazione di 66 milioni di persone, il Paese si estende su una superficie pari a quella dell’Europa occidentale ed è lacerato dai conflitti da circa 20 anni. Per due volte è andato in guerra contro il Ruanda, piccolo vicino a est, che quest’anno è stato accusato di avere sostenuto il gruppo ribelle degli M23, che aveva base nelle foreste orientali del Congo. Gruppi armati sono prosperati appunto nelle foreste, ricche di minerali, nonostante la presenza di circa 20mila caschi blu delle Nazioni unite. Il presidente Joseph Kabila, anche lui proveniente dalla zona orientale del Paese e deriso dagli oppositori che lo definiscono ‘ruandese’, è salito al potere nel 2001 dopo l’assassinio del padre, Laurent Kabila. Quest’ultimo aveva preso il potere nel 1997 con un colpo di Stato dopo avere marciato su Kinshasa con il suo esercito di ribelli.