A 48 ore dall’ormai probabile default della Grecia, il Parlamento ellenico ha approvato la richiesta del premier Alexis Tsipras di effettuare un referendum domenica prossima 5 luglio per ottenere l’avallo popolare a respingere l’ultima offerta avanzata dai creditori. Con i deputati della sinistra radicale di Syriza hanno votato a favore del referendum quelli di estrema destra della formazione filo-nazista Alba Dorata. Contro la consultazioni i filo-europei di centro-destra di Nea Dimokratia, i socialisti del Pasok, i centristi di To Potami e i comunisti del Kke. Prima del voto, il premier Alexis Tsipras ha chiuso il dibattito in Parlamento chiedendo ai suoi connazionali di votare «no » al referendum del prossimo 5 luglio per respingere «l’insulto» ricevuto dai creditori. «Il momento della verità per loro è venuto, il momento di quando vedranno che la Grecia non si arrenderà, che la Grecia non è un gioco cui si può mettere fine. Sono certo che il popolo greco sarà all’altezza delle storiche circostanze ed emettera un forte no all’ultimatim». Nel frattempo, il ministro austriaco delle Finanze Hans Joerg Shelling, citato dal quotidiano Die Presse, ha affermato che l’uscita della Grecia dall’euro «sembra quasi inevitabile». Se la Grecia dovesse uscire dall’euro «le conseguenze per i Paesi dell’Eurozona non sarebbero così gravi come per Atene», ha aggiunto Shelling.
“Sono molto deluso dalla decisione del governo greco di respingere la proposta delle istituzioni creditrici”, aveva detto il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem, prima della riunione dei ministri delle Finanze dell’area euro che ha deciso di di non accogliere la richiesta del governo greco di estendere l’attuale programma di salvataggio in scadenza il 30 giugno di alcune settimane. Ora le speranze di evitare il default sono davvero poche. “Non sono state le istituzioni ad andarsene dalla trattativa, sono stati i greci”, così il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, durante la conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo. “Se i negoziati sono finiti è perché Atene ha detto che quello che stava sul tavolo meritava un no”. L’Ue però lascia un barlume di speranza: “Continueremo a lavorare con la Grecia. Ma se il governo seguirà il percorso che ha delineato il programma di aiuti finirà”. Se la Grecia dovesse chiedere nuovi aiuti “siamo pronti a fornire supporto”. Il parlamento greco ha approvato nella notte la mozione del premier, Alexis Tsipras, per indire il 5 luglio un referendum sulla proposta “prestiti contro riforme” avanzata dai creditori. La domanda sarà se accettare la richiesta, ma il governo spinge perché la risposta sia “no”. Nessuna nuova riunione è prevista per l’Eurogruppo. “Non c’è una data. Seguiremo gli eventi giorno per giorno, faremo un attento monitoraggio e ci riuniremo se necessario”, sottolinea Dijsselbloem ribadendo che “il ministro greco Varoufakis è uscito di sua sponte dall’Eurogruppo”. Alle 18, dopo una breve sospensione causata dalla decisione della Grecia di uscire, i ministri si sono riuniti per due ore per valutare le conseguenze” del rifiuto di Atene alla proposta dei creditori e “per preparare le azioni necessarie per salvaguardare la stabilità dell’area euro”. Il clima del vertice era apparso fin da subito tesissimo, soprattutto dopo la decisione del governo greco di indire un referendum sull’accordo di salvataggio. “Tutto ciò è molto triste”, aveva aggiunto Dijsselbloem. Altrettanto dura anche la posizione della Germania, che sempre ha spinto per trovare ad oltranza un accordo. “impossibile estendere il programma” di salvataggio della Grecia, in scadenza il 30 giugno, “senza continuare a negoziare” e “il governo greco ha lasciato il tavolo dei negoziati”, ha detto il ministro tedesco delle Finanze, Schaeuble, dall’Eurogruppo. Il finlandese Stubb aggiungeva che nell’Eurogruppo “c’è una netta maggioranza contro l’estensione del programma greco”. Con il referendum, ha spiegato,”la Grecia ha chiuso la porta al negoziato”. Inutile quindi, se non addirittura provocatoria, la richiesta del ministro delle Finanze greco, Varoufakis, a Ue, Bce e Fmi di dimostrarsi “flessibili” e concedere ad Atene il tempo di convocare per il 5 luglio un referendum. Non solo, per evitare che nel frattempo Atene vada in default, Varoufakis ha chiesto alla Bce di restituire alla Grecia 1,9 miliardi di euro di interessi maturati sui bond ellenici detenuti da Francoforte, così da pagare gli 1,6 miliardi di euro dovuti al Fmi il 30 giugno. Abbiamo inserito le nostre conclusioni in un comunicato che non è stato accettato dal rappresentante della Grecia”, ha affermato il presidente dell’Eurogruppo, Dijsselbloem, al termine della riunione che riprenderà senza i rappresentanti di Atene. “Il programma di aiuti scade il 30 giugno e non abbiamo più tempo”, e “i greci devono capire i rischi che stanno correndo”, sottolinea, constatando “con grande dispiacere” che i negoziati sono falliti. “Credo che Dijsselbloem non voglia che applichiamo una proposta in cui non crediamo”, ha detto il ministro delle finanze greco, Varoufakis al termine dell’Eurogruppo straordinario che ha sancito per il momento la fine dei negoziati. “Rispetteremo le decisioni del popolo anche se dovesse comportare un rimpasto di governo-afferma- il popolo greco è il mandante di ogni decisione, se ci diranno di firmare, firmeremo”. Ma “resta aperta la possibilità di negoziare ancora ed eventualmente migliorare la proposta avanzata da Ue e Fmi”. La Bce terrà “a tempo debito” una riunione del Consiglio dei governatori per discutere le ultime evoluzioni della crisi greca, i cui sviluppi vengono “monitorati da vicino” da Francoforte. Lo si legge sul profilo Twitter della Bce. n tutto questo il ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan, rassicura e dice: “Non c’è nessun rischio contagio per l’Italia”. E poi una stilettata all’esecutivo di Atene: “Le loro scelte sono state inadeguate”.