Dopo otto anni e cinque processi la Cassazione cancella la condanna per omicidio dopo undici ore di camera di consiglio. Clamorosa la decisione, che mette fine al processo per l’omicidio di Meredith Kercher. Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono innocenti, ma questo non vuol dire che il delitto Meredith rimanga impunito. Un assassino c’è, e sta scontando la pena. È l’ivoriano Rudi Guede, condannato a 16 anni con rito abbreviato. Dovremo aspettare le motivazioni, ma è evidente che i giudici hanno smontato le fondamenta dell’impalcatura processuale della Procura di Perugia. In qualche modo è apparso chiaro già mercoledì, nella ricostruzione del giudice relatore, Antonio Paolo Bruno, che questo processo fosse molto discutibile. «Di certezze ve ne sono ben poche», insistendo sulla non certezza della prova genetica. È su questo che hanno dato l’affondo i legali di Raffaele e Amanda. Il gancetto, il coltello? Per Amanda nessuna traccia nella stanza di Meredith se non quella sul coltellaccio da cucina di Raffaele sul quale per l’accusa c’erano tracce di Amanda e Meredith. Per Raffaele, il gancetto del reggiseno di Meredith analizzato e repertato 46 giorni dopo il primo sopralluogo della Scientifica e dopo due perquisizioni dell’appartamento di via della Pergola 7. Una lunga camera di consiglio, dunque. Imprevista. Undici ore. Che qualcuno aveva (giustamente) interpretato come foriera di novità. Insomma, anche i giudici supremi di Raffaele Sollecito e Amanda Knox, condannati dalla Corte d’assise d’appello di Firenze il primo a 25 anni, Amanda a 28 anni e 6 mesi, avrebbero potuto rivedere la decisione di Firenze così come avevano fatto altri giudici supremi nelle recenti sentenze che hanno annullato la condanna di Berlusconi e quella di Moggi e Giraudo per Calciopoli. E così è stato. Mercoledì il giudice relatore Antonio Paolo Bruno aveva spiegato: «I giudici di Firenze hanno rivisitato l’intero materiale probatorio. Le certezze si contano su una mano. Una ragazza, Meredith Kercher, è stata uccisa da tre, e non due coltellate alla gola. La condanna definitiva di Amanda per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba (che è stata confermata dalla Cassazione). Se il procuratore generale Mario Pinelli aveva condiviso le motivazioni di Firenze e ne aveva spiegato la coerenza rispetto alle indicazioni della Cassazione, i difensori di Amanda, Carlo Dalla Vedova e Luciano Ghirga, e quelle di Raffaele, Giulia Bongiorno e Luca Maori, hanno rifatto il processo. Insomma, sono entrati nel merito. E così ieri mattina, Giulia Bongiorno ha parlato per oltre un’ora e mezza, che è inusuale in un processo in Cassazione. E ha disintegrato le certezze dei colpevolisti. Accentuando gli errori degli investigatori, dei consulenti, degli inquirenti perugini. A partire dalla «ripulitura selettiva della scena del delitto. Come è possibile, si è chiesta, che nella stanza di Meredith c’erano tracce di sangue sulle pareti, orme di scarpa sul pavimento, impronte palmari sul cuscino, e Raffaele viene inchiodato da una presenza di Dna mischiato ad altri tre sul gancetto strappato del reggiseno di Meredith?». La difesa di Sollecito ha proposto anche una subordinata, separando la posizione processuale di Raffaele da quella di Amanda. Come dire che Sollecito in quella casa non ci mise piede, la sera del delitto, a differenza di Amanda. Un espediente processuale. Una ferita nei rapporti tra i due ragazzi? Raffaele e Amanda adesso si godono la libertà. «Sono enormemente sollevata e grata per la decisione della Cassazione italiana», scrive in un comunicato la Knox: «La consapevolezza della mia innocenza mi ha dato la forza nei tempi più bui». «Sono sorpresa e molto scioccata», commenta invece la mamma di Meredith, Arline Kercher. Da Seattle Amanda Knox si dichiara “Tremendamente sollevata e grata” per la sentenza della Cassazione, in un comunicato inviato ai media statunitensi. Knox ha sottolineato che solo la sua consapevolezza di essere innocente le ha dato “forza nei momenti più bui di questa dura esperienza” e ha ringraziato famiglia, amici e anche sconosciuti per il sostegno avuto in questi anni. “A loro dico: Grazie dal profondo del mio cuore”, scrive Amanda. Anche la famiglia della giovane di Seattle ha rilasciato una dichiarazione nella quale si esprime “profonda gratitudine” a tutti coloro che l’ha sostenuta. Dichiarazione poi ribadita ai media presenti davanti alla sua casa: “Sono molto grata che giustizia sia stata fatta. Grazie. Sono grata di riavere la mia vita”, ha detto uscendo dal giardino con la madre, la sorella e il fidanzato. “Meredith era una mia amica. Meritava moltissimo nella vita. Io sono quella fortunata”, ha aggiunto. “Finalmente è finita”: così Vanessa Sollecito, sorella di Raffaele, dopo la sentenza di assoluzione. “E’ finita… è finita…”: Francesco Sollecito, padre del ragazzo, ha accolto in lacrime la sentenza. “Stiamo piangendo di gioia” è riuscito solo ad aggiungere. Francesco Sollecito ha atteso con il figlio la sentenza. L’uomo ha avuto la notizia dell’assoluzione dalla figlia che gli ha telefonato nella loro casa in Puglia. In sottofondo nell’abitazione si sentono pianti e urla di gioia. “Meredith è la prima e la più grande vittima di tutta questa tragedia perché è colei che ha perso la vita e noi siamo sempre stati vicini alla sua famiglia. Anche loro potranno dire che c’è stata giustizia perché l’unico vero responsabile di quella terribile storia è stato condannato in via definitiva e sta scontando la sua pena”, ha detto ancora il padre del giovane assolto. “Un lunghissimo abbraccio e un pianto a dirotto era l’unica cosa che io e Raffaele potevamo dirci”. Raffaele Sollecito è scoppiato a piangere non appena ha ricevuto la notizia del verdetto della Cassazione. “Sono immensamente felice che quella stessa magistratura che mi ha condannato ingiustamente mi ha restituito oggi la dignità e la libertà”. “Sono ancora incredulo”, ha aggiunto. “Finalmente non dovrò più occuparmi di carte giudiziarie e posso tornare alla normalità”.