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Il mistero della morte di Papa Giovanni Paolo I

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Un’indagine tra storia, fede e ombre mai dissipate

Introduzione: un pontificato di 33 giorni e una scia di interrogativi

Il 28 settembre 1978 si chiudeva uno dei pontificati più brevi della storia moderna della Chiesa cattolica: quello di Albino Luciani, eletto papa con il nome di Giovanni Paolo I. La sua improvvisa morte, appena trentatré giorni dopo l’elezione, colpì il mondo intero. Il “Papa del sorriso”, come fu subito soprannominato dai fedeli, lasciava il trono di Pietro in un alone di mistero, alimentato da dichiarazioni contrastanti, omissioni, e un clima vaticano attraversato da tensioni profonde.

Fu davvero un infarto la causa della sua morte, come sostenne la versione ufficiale? O ci furono forze interne – politiche, finanziarie o massoniche – che avevano interesse a impedire il proseguimento di un pontificato che, fin dai primi segnali, si preannunciava dirompente? Questo articolo intende analizzare in modo rigoroso e documentato le vicende legate alla morte di Giovanni Paolo I, tenendo conto delle fonti storiche, dei documenti ufficiali, delle testimonianze coeve e delle ipotesi più accreditate formulate negli anni.


Il contesto storico e il Conclave del 1978

Albino Luciani, patriarca di Venezia, fu eletto papa il 26 agosto 1978, succedendo a Paolo VI, in un Conclave sorprendentemente rapido. Il mondo era nel pieno della Guerra Fredda, e la Chiesa attraversava una fase delicata. L’eredità del Concilio Vaticano II era ancora oggetto di dibattito, la Curia era divisa, e le finanze vaticane erano al centro di scandali che coinvolgevano personaggi potenti e controversi, come l’arcivescovo Paul Marcinkus, presidente dello IOR (Istituto per le Opere di Religione), e il banchiere Michele Sindona, già coinvolto in trame criminali internazionali.

Luciani non era il candidato favorito: era considerato un uomo mite, spirituale, ma non privo di determinazione. Il suo atteggiamento sobrio, la rinuncia alla tiara papale, il linguaggio semplice e diretto, furono segnali chiari della volontà di riforma e di discontinuità con il passato. Nonostante ciò, o forse proprio per questo, venne eletto a larghissima maggioranza, anche per la sua reputazione di pastore integerrimo.


I 33 giorni del pontificato: semplicità e discontinuità

Durante il suo brevissimo pontificato, Giovanni Paolo I dette prova di voler imprimere una svolta etica e pastorale alla Chiesa. Rinunciò all’incoronazione tradizionale, volle mantenere uno stile di vita austero e si dice che avesse in programma riforme importanti, sia sul piano dottrinale che amministrativo.

Secondo numerose testimonianze, Luciani aveva espresso l’intenzione di intervenire con decisione sull’IOR, la banca vaticana. Aveva manifestato perplessità sulla gestione opaca dei fondi, sulle relazioni con personaggi come Sindona e Roberto Calvi (che dirigeva il Banco Ambrosiano, legato allo IOR), e sulle infiltrazioni massoniche nei vertici ecclesiastici. Inoltre, sul piano dottrinale, era aperto al dibattito su temi allora controversi, come la contraccezione (dopo l’enciclica Humanae Vitae), l’autorità papale e il ruolo delle donne nella Chiesa.

Queste posizioni lo rendevano, per alcuni, un papa “scomodo”, soprattutto agli occhi di coloro che avevano interesse a mantenere lo status quo.


La morte improvvisa: le prime contraddizioni

Il 29 settembre 1978, la Sala Stampa vaticana annunciò la morte del pontefice, attribuendola a un infarto miocardico acuto, avvenuto durante la notte. Il comunicato ufficiale indicava che la morte era stata scoperta da una suora della comunità di clausura che serviva nell’appartamento papale, Suor Vincenza Taffarel.

Tuttavia, nei giorni successivi emersero numerose discrepanze: nella versione iniziale si disse che il corpo era stato trovato da Suor Vincenza; poi si corresse la narrazione sostenendo che a trovarlo fosse stato il segretario personale, Don Diego Lorenzi. Vi fu confusione sugli orari, sui testimoni, e persino sull’espressione del volto del papa al momento del ritrovamento.

Un altro dettaglio inquietante fu la mancanza di autopsia. Il Vaticano decise di non eseguire alcun esame medico-legale, invocando il rispetto del corpo del Santo Padre, prassi comune per i pontefici ma che, in questo caso, suscitò dubbi e sospetti in molti osservatori esterni.


Ipotesi e teorie: le trame interne alla Curia

Fin dai primi giorni dopo la morte, iniziarono a circolare teorie alternative. Una delle più discusse fu quella legata a una presunta epurazione all’interno della Curia: Giovanni Paolo I avrebbe avuto una lista di alti prelati da allontanare, accusati di corruzione o affiliazione alla massoneria. Tale lista sarebbe stata nota a pochi, ma secondo alcune ricostruzioni sarebbe giunta nelle mani sbagliate.

Tra i nomi ricorrenti nelle ipotetiche “epurazioni” vi erano Paul Marcinkus, Jean Villot (Segretario di Stato), e altri membri della Curia ritenuti compromessi. L’ipotesi suggeriva che il papa fosse intenzionato a sostituirli con uomini di fiducia, per riportare trasparenza nella Chiesa.

Questa teoria, pur priva di prove documentali definitive, venne ripresa da giornalisti e studiosi, e contribuì a rafforzare il clima di sospetto intorno alla morte del papa.


L’ombra dello IOR, di Calvi e della massoneria

Un altro filone di indagine riguarda il sistema finanziario vaticano. Il presidente dello IOR, Paul Marcinkus, era legato al Banco Ambrosiano, guidato da Roberto Calvi, trovato morto a Londra nel 1982 in circostanze anch’esse misteriose. Calvi fu definito “il banchiere di Dio” per i suoi rapporti con il Vaticano, ma al contempo era membro della loggia massonica P2, guidata da Licio Gelli.

Alcuni autori hanno ipotizzato che Giovanni Paolo I volesse rompere i rapporti con Calvi e interrompere le triangolazioni finanziarie che attraversavano lo IOR, il Banco Ambrosiano e banche estere. Tali attività avrebbero coinvolto fondi neri, riciclaggio, operazioni illecite e il finanziamento di gruppi anticomunisti in America Latina.

Il Vaticano, nel frattempo, fu coinvolto direttamente nella bancarotta dell’Ambrosiano, subendo pesanti conseguenze reputazionali e finanziarie. Questo alimentò l’idea che Giovanni Paolo I fosse un ostacolo alla sopravvivenza di questo sistema occulto e quindi da “rimuovere”.


L’indagine giornalistica di David Yallop

Nel 1984, il giornalista britannico David Yallop pubblicò il libro In God’s Name, un’inchiesta clamorosa in cui accusava esplicitamente alcuni membri della Curia di aver partecipato a un complotto per assassinare il papa. Il libro, basato su fonti riservate e documenti confidenziali, suscitò grande scandalo.

Yallop identificò moventi legati alle finanze, alla massoneria e al desiderio di bloccare le riforme annunciate da Luciani. Seppur criticato per alcune affermazioni non verificabili, il libro contribuì a riaccendere l’attenzione mediatica sul caso e ispirò nuove indagini e saggi in tutto il mondo.


Il carattere di Luciani: un papa progressista e spirituale

Per comprendere la portata del mistero, è essenziale riflettere anche sulla personalità di Albino Luciani. Era un uomo colto, autore di libri di catechesi sotto forma di lettere a personaggi storici e letterari, come Illustrissimi. Aveva uno stile comunicativo moderno e diretto, amato dalla gente ma meno apprezzato da alcuni settori della Curia.

Era favorevole a un maggiore dialogo con la società moderna, a una maggiore trasparenza nella Chiesa, e alla riforma della Curia. Alcuni sostengono che volesse rivedere l’approccio dottrinale su vari temi, pur senza strappi. Questo suo profilo “progressista” lo rendeva potenzialmente inviso a coloro che temevano un cambiamento eccessivo.


Verso la beatificazione: il riconoscimento di una vita santa

Nonostante i dubbi sulla sua morte, Giovanni Paolo I è stato oggetto di una crescente venerazione. Nel 2003 si è aperta ufficialmente la causa di beatificazione, sostenuta da numerosi fedeli che vedevano in lui un esempio di santità e umiltà evangelica.

Nel 2017, papa Francesco ne ha riconosciuto le virtù eroiche, dichiarandolo Venerabile. Il 4 settembre 2022, Luciani è stato ufficialmente beatificato, dopo l’approvazione di un miracolo attribuito alla sua intercessione: la guarigione inspiegabile di una bambina argentina. Questo ha permesso di consolidare la sua figura come pastore vicino al popolo, vittima forse non di un complotto, ma sicuramente di un destino che continua a generare interrogativi.


Conclusioni: fede, silenzi e verità storica

La morte di Giovanni Paolo I rimane una delle vicende più controverse del XX secolo. Le spiegazioni ufficiali non hanno mai convinto del tutto l’opinione pubblica, e le lacune nei racconti ufficiali, unite alla mancata autopsia, non hanno aiutato a dissipare i dubbi.

Tuttavia, a distanza di oltre quattro decenni, è difficile immaginare che emergeranno prove definitive di un complotto. La Chiesa ha scelto la strada della venerazione e del silenzio, mentre la storiografia si divide tra chi accetta la versione naturale dei fatti e chi continua a scavare nei meandri oscuri di una vicenda che, ancora oggi, affascina e inquieta.

📚 Fonti

Potete ascoltare il podcast che parla di questo articolo QUI

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